Tra jazz e nuove musiche

Simone Graziano "Snalispace" | Jaimie Branch "Fly or die" Quartet

Mercoledì 20 novembre, ore 20:30 - Lugano / Jazz in Bess music-club

  • 20 novembre 2019, 21:30
Jaimie Branch_photo by Peter Gannushkin

Jaimie Branch

  • © Peter Gannushkin

Per cogliere le novità che le ultime generazioni stanno portando nel jazz di ricerca d'oltre Atlantico, quella di Jaimie Branch è una delle figure chiave: dal vivo, col suo quartetto “Fly or Die”, la forte personalità della trentaseienne trombettista si impone immediatamente, in una musica attuale e aperta, tanto non convenzionale quanto avvincente.

Jaimie Branch ha maturato il suo originale temperamento artistico da un lato attraverso una vicenda individuale non priva di problemi, dall'altro nel contatto con uno spettro di sollecitazioni musicali molto ampio. Nata a New York, a nove anni Jaimie Branch arriva con la famiglia a Chicago; da adolescente le sue passioni sono il punk e i Nirvana, ma lo studio della tromba, iniziato a scuola, la spinge ad ascoltare Miles Davis. Finite le superiori si iscrive al New England Conservatory di Boston, ed è lì che scopre la tradizione di jazz d'avanguardia di Chicago: dove, una volta diplomata a Boston, torna a stabilirsi, inserendosi nella scena dell'improvvisazione, in cui sente vibrare uno spirito analogo a quello che aveva trovato nel punk. Ma a nella Windy City scopre anche la free music europea, studiando con il trombettista tedesco Axel Dörner, una delle sue maggiori influenze assieme a Davis e a Don Cherry. Poi, dopo un paio d'anni a Baltimora, nel 2015 sceglie di trasferirsi a New York.

Anche nella Grande Mela Jaimie Branch è diventata rapidamente un personaggio nodale in una rete di rapporti che comprende tanto giovani talenti, come Lester St. Louis, con lei in questo quartetto, quanto veterani come William Parker. Rapporti che si sono aggiunti a quelli con la scena di Chicago, da cui provengono Jason Ajemian e Chad Taylor, uno dei più straordinari batteristi del jazz contemporaneo.

Rimarchevoli, nei live di Jaimie Branch, la ricchezza del vocabolario della trombettista, compresa una ampia tavolozza di effetti, la sua capacità di dare un'impronta alla musica con notevole senso della sintesi e dello spazio sonoro, il sapiente uso delle reiterazioni e la grande varietà di situazioni. (ML)

SIMONE GRAZIANO “SNAILSPACE”

Il jazz italiano può da sempre vantare numerosi brillanti pianisti: alla lista negli ultimi anni si sono aggiunti nuovi nomi, e uno dei più interessanti è quello di Simone Graziano. Con Snailspace il musicista fiorentino dà un'altra prova del suo talento anche come leader e compositore, trovando nuove strade - fuori da luoghi comuni vecchi e nuovi - per la formula del trio piano/basso/batteria.

Simone Graziano

Simone Graziano

Il piano trio, che oggi ci è così familiare, è in realtà apparso piuttosto tardi nella vicenda del jazz, ma in compenso, praticato a livelli sublimi da musicisti come Bill Evans o Keith Jarrett, si è insediato in maniera così decisa in questa musica da diventare un formato a cui non è facile conferire nuovi significati. Individuare orizzonti inediti, con una sensibilità contemporanea, per il trio imperniato sul pianoforte è la prospettiva che Graziano persegue con Snailspace. Diplomatosi in pianoforte classico al Conservatorio di Firenze, ha approfondito la sua conoscenza del jazz studiando alla Berklee School of Music di Boston. Il suo esordio discografico data al 2009, in trio con Ares Tavolazzi al contrabbasso e a Stefano Tamborrino alla batteria. In questo decennio Graziano ha poi dato vita al quintetto Frontal, con cui ha inciso due album, avvalendosi del contributo di musicisti come i sassofonisti David Binney, Chris Speed e Dan Kinzelman, una formazione che continua a rappresentare una delle più convincenti realtà del jazz italiano. Intanto però è anche tornato all'organico piano/basso/batteria (arricchito dall'impiego di fender rhodes e tastiere), ma ripartendo da una intensa riflessione sul piano compositivo e del sound condotta con il contrabbassista Francesco Ponticelli: è a questa rivendicata lentezza del processo creativo che si riferisce snail’s pace (“a passo di lumaca”), titolo anche di un album uscito nel 2017. Proprio grazie a questa calma e alla cura dell'elaborazione Graziano può sviluppare una poetica in cui il jazz si apre e incontra il minimalismo, l'elettronica, il rock, l'ambient, il trip hop, in una logica compiutamente compositiva che porta il piano trio fuori dall'ovvio. (ML)

Una collaborazione RSI Rete Due - Associazione Jazzy Jams

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