Sono passati trentasei anni da quando, nei negozi di dischi, apparve un long playing dall’inquietante titolo “Arbeit mach frei” letteralmente ripreso dall’iscrizione a grandi lettere che campeggiava all’ingresso del campo di sterminio di Aushwitz. Lo firmava un gruppo di musicisti che, con il nome
Area – International POPular Group , dal 1972 si era riunito in forma di collettivo per dare vita a quella che in breve tempo risultò essere una delle esperienze musicali più radicali mai formatasi in Italia fino ad allora. La storia degli Area ha accompagnato “da dentro” la storia dei movimenti sociali antistemici degli anni Settanta che, pur tra mille contraddizioni, furono il crogiolo nel quale si fusero esperienze politiche, culturali e artistiche spesso di elevato livello sperimentale e propositivo e, sicuramente, tra le più all’avanguardia in Europa.
Patrizio Fariselli, compositore e tastierista del gruppo, al microfono di
Romano Giuffrida, ricorda quell’esperienza a cavallo tra rock, jazz, musica etnica e dodecafonia che segnò non solo un’epoca ma divenne un “passaggio obbligato” per qualsiasi musicista che nei decenni successivi avesse voluto muoversi tra i pentagrammi dell’avanguardia e della sperimentazione sonora.

La musica tra gioia e rivoluzione
Laser 29.10.2009, 01:00
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