Una borsetta imitazione di una celebre “griffe”. Un orologio da quattro soldi che sfoggia un marchio di lusso, magari “swiss made”. Su internet è facile imbattersi in piattaforme che vendono articoli taroccati. Ma chi cede alla tentazione del “fake” o non si accorge di aver ordinato un prodotto contraffatto rischia di pagarla a caro prezzo. Invece della merce comprata online può ricevere un’ingiunzione di pagamento che sfiora i mille franchi. Il mittente? L’avvocato del marchio originale, che si fa avanti con la pretesa di un risarcimento. È successo a diverse persone, che si sono rivolte a Patti chiari. Ma queste richieste di indennizzo sono sempre motivate e proporzionate? E come si spiegano, visto che le leggi svizzere non puniscono chi importa articoli taroccati per uso personale? Ma soprattutto: che fare? Pagare tutto all’istante o tentare una conciliazione?
Questa sera erano in studio con noi Lorenza Ferrari Hofer, Ass. internazionale protezione della proprietà intellettuale e Angelica Jäggli, Presidente di ACSI
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