Vestiti tossici
Puntata del 30.10 - La maggior parte dei vestiti che acquistiamo nei negozi della Svizzera italiana contiene sostanze velenose per l'uomo o per l'ambiente
Coloranti allergenici, cancerogeni, ftalati, ammine aromatiche, metalli pesanti, tra cui piombo e formaldeide. Siti inquinati? Produzioni chimiche? Macché! Stiamo parlando dei nostri vestiti.
Cappellini, magliette, pantaloni, camicie, ma anche biancheria da letto, foulard, la lista è lunghissima, tutti capi che Patti chiari ha acquistato 27 capi nei negozi della Svizzera italiana (Manor, Migros, Coop, Yendi, Sport Specialist, Conforama, Tally Weijl, Vögele) e nei mercati, con un unico obiettivo: verificare come sono stati prodotti e soprattutto cosa contengono. I parametri della nostra analisi sono quelli delle norme volontarie Oeko Tex e del REACH, il regolamento europeo sulle sostanze chimiche, adottato solo parzialmente dalla Svizzera.
Nei 27 capi analizzati abbiamo trovato che:
6 capi hanno un contenuto di sostanze tossiche al di sopra dei
requisiti Oeko Tex.2 capi presentano tracce di sostanze tossiche ma entro i requisiti Oeko Tex.
Solo 9 capi sono stati prodotti nel rispetto dell’ambiente e del consumatore.
L’allarme nel mondo della moda è stato lanciato in più occasioni: diverse le marche, anche famose, finite sotto accusa. Per produrre i loro capi, e trattare i tessuti, troppo spesso i produttori utilizzano sostanze tossiche, che finiscono a contatto col nostro corpo e si disperdono nell’ambiente. Sostanze capaci di alterare il sistema ormonale e di inquinare le acque.
Sotto accusa in particolare c’è il “made in Cina”, ma non solo, e Patti chiari ha scoperto che anche i tanto decantati marchi con cotone biologico non rappresentano certo una garanzia: la produzione del cotone è si bio, ma ciò non significa che nella lavorazione (come la tintura per esempio), non vengano usati prodotti tossici.
Ma il consumatore come può difendersi? Come orientarsi nella giungla delle etichette e certificazioni? Quali le marche coinvolte e quali negozi ci hanno venduto capi di vestiario con sostanze tossiche pericolose? Ecco il servizio. Segue la discussione in studio con Chiara Salmoirachi, specialista del centro tessile cotoniero e abbigliamento, Françoise Minarro, portavoce di Greenpeace che ha seguito la campagna Detox, e Giuseppe Morciano, direttore regionale di Conforama.
In conclusione, ci sono alternative per una produzione pulita? La risposta è sì, il nostro test lo prova, ma comporta costi più alti. Resta quindi la domanda: il consumatore è disposto a pagare di più per acquistare prodotti etici ed ecologici?
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