Latticini sì, ma quanti?
Nella comunità scientifica il dibattito sul consumo di latticini è più acceso che mai: quanti se ne deve consumare al giorno? La diatriba salta all’occhio quando si esaminano le raccomandazioni ufficiali dei governi sulla quantità di latticini da consumare. Mentre in Svizzera la Società di Nutrizione continua a consigliare tre porzioni al giorno, in Francia dal 2016 il numero si è ridotto a sole due porzioni. Ma quale è la ragione dietro questa differenza?
Mathilde Touvier, ricercatrice coinvolta nelle nuove raccomandazioni francesi, spiega che il cambio è basato su un rapporto rischi-benefici migliore. Con due porzioni al giorno, si afferma di ottenere tutti i benefici senza i rischi potenziali. Questa decisione, sostenuta da recenti studi, solleva interrogativi sulle pratiche consigliate in altri paesi e aggiunge una nuova dimensione al dibattito sulla quantità di latticini ideale.
Bevande alternative al latte: sostituti o complementi?
Mentre chi può consumare latticini si arrovella sulle porzioni, chi non può o non vuole consumarne si rivolge sempre di più alle alternative proposte sul mercato. In Svizzera la cifra d’affari dei sostituti del latte è aumentata quasi dell’80% in 4 anni. I nutrizionisti però concordano: le bevande vegetali non possono essere considerate veri sostituti del latte vaccino in termini di apporto nutrizionale, soprattuto in fatto di proteine e calcio. Per questo la legislazione vieta l’uso del termine “latte” sulle conefezioni di questi prodotti, ma ciò non sembra bastare per risolvere completamente il problema dell’inganno.
Un’analisi attenta delle etichette delle bevande a base di mandorle, per esempio, rivela una lista di ingredienti spesso sorprendente. Zucchero, additivi, stabilizzanti e conservanti sono comuni, in barba alle idee di naturalezza e salubrità veicolate attraverso il marketing.
Il processo di produzione delle bevande a base d’avena, invece, evidenzia la presenza di “zucchero fantasma”, estratto durante la produzione dall’avena stessa. Anche se le confezioni dichiarano “senza zuccheri aggiunti”, la realtà è che queste bevande ne possono contenere quantità significative, aggiunte con processi industriali assolutamente legali.
La soia, promossa per il suo gusto e la sua versatilità, può comportare rischi legati ai fitoestrogeni. Catherine Bennetau-Pelissero, eminente ricercatrice francese in questo ambito, avverte che l’assunzione elevata di tali molecole potrebbe interferire con gli ormoni e causare problemi al ciclo femminile e alla fertilità maschile. La mancanza di informazioni chiare sul contenuto di fitoestrogeni nelle etichette alimentari aggiunge una sfida alla valutazione del rischio.
In conclusione, mantenere un approccio consapevole verso le bevande vegetali è essenziale per i consumatori. Una porzione di latte non equivale a una porzione di una bevanda a base di mandorla, per esempio. La moderazione è la chiave, soprattutto considerando le implicazioni nutrizionali e gli effetti collaterali potenziali.