Il carnevale 2025 è alle porte. Mia, una diciannovenne ticinese, decide di travestirsi da poliziotta. Su shein.com, una nota piattaforma cinese di e-commerce, la studentessa compra per quattro soldi alcuni accessori: cappellino, distintivo, manette e, come arma d’ordinanza, una pistola…ad acqua. È di plastica rosa e costa meno di 3 franchi. Un giocattolo innocuo, insomma. Passano i giorni, il pacchetto con la pistola ad acqua non arriva. Mia se ne dimentica, in fondo era una “cinesata” per il travestimento di carnevale. Diversi mesi dopo, però, due poliziotti suonano al campanello di casa sua: le chiedono se ha ordinato una pistola, lei cade letteralmente dalle nuvole. Solo quando gli agenti precisano che si tratta di una pistola ad acqua, a Mia torna alla mente il giocattolo ordinato online mesi prima che non le era mai stato consegnato. E così la giovane scopre che il pacchetto era stato intercettato e bloccato alla dogana svizzera.
Una norma di legge controversa
Ma com’è possibile? Perché un oggetto innocuo come una pistola ad acqua suscita tutto questo allarme? Pochi sanno che per la legge svizzera sono armi a tutti gli effetti anche i giocattoli che per il loro aspetto possono essere scambiati per vere armi. Chi senza autorizzazione li importa oppure li usa nei luoghi pubblici senza avere il porto d’armi commette un reato. Nessuna eccezione, nemmeno a Carnevale! Sembra incredibile, ma l’innocua pistola ad acqua di plastica rosa ordinata da Mia è stata considerata un’arma dalle autorità. Il motivo? La sua forma è simile a quella di un modello di pistola esistente. Inoltre, come ha spiegato a Patti Chiari l’armaiolo luganese Marco Bordazzi, sul mercato ci sono pistole con colori sgargianti, anche rosa. Risultato? La diciannovenne ticinese è stata condannata in prima battuta a 5 giorni di detenzione con la condizionale. Pena che, dopo l’opposizione interposta dall’avvocato di Mia, il procuratore ha commutato in una sanzione di 150 franchi sospesa per 2 anni
Una storia surreale: quando la diciannovenne la racconta, amici e amiche stentano a crederle. “È assurdo – ha commentato la studentessa – che per una pistola ad acqua venga tirata in ballo la giustizia penale e che siano stati spesi soldi per procuratori e avvocati. Dov’è il buonsenso in tutto questo?”
La politica chiede una correzione di rotta
Mia non è l’unica a pensarla così. Nel giugno scorso, il Consiglio degli Stati ha approvato all’unanimità una mozione che chiede di sgravare polizia e procure dal perseguire chi in buona fede compra su siti internet all’estero pistole e armi giocattolo vietate in Svizzera. Capita ogni anno a centinaia e centinaia di consumatori. Per il deputato vallesano Beat Rieder, autore della mozione, la Confederazione dovrebbe anche obbligare le piattaforme di e-commerce internazionali a non vendere in Svizzera armi giocattolo che nel nostro Paese sono proibite.
Verso un processo in Pretura
Mia in ogni modo non si arrende. La studentessa ha deciso di opporsi alla decisione del Ministero pubblico ticinese. Ciò significa, con ogni probabilità, che la vicenda verrà giudicata in un processo in Pretura penale. Tutto questo avrà dei costi non indifferenti: “Ne sono consapevole”, ha concluso Mia, “ma non voglio rassegnarmi all’idea che la mia fedina penale venga macchiata per aver comprato in internet un’innocua pistola ad acqua da 2 franchi e 78 centesimi.”


