Un nuovo “Frankenstein”, ennesimo adattamento cinematografico del romanzo capolavoro di Mary Shelley, torna sullo schermo: è quello del regista messicano Guillermo del Toro che, dopo essere stato presentato al Festival di Venezia, esce nei cinema svizzeri e sulla piattaforma Netflix. Una fiaba nera – genere di cui del Toro è maestro, da “Il labirinto del fauno” a “La forma dell’acqua” – che offre anche al “mostro” l’opportunità di raccontare la propria versione.
Con “Frankenstein” di Guillermo del Toro, “Nosferatu” di Robert Eggers (rivisitazione di Dracula), “Wolf Man” di Leigh Whann e altri, il 2025 si impone come l’anno più denso di film e remake sui “mostri classici” dal 1944, ma la presenza dei mostri nel cinema è profondamente mutata rispetto all’epoca d’oro della Universal Classic Monsters. Oggi il vero mostro è quello che si annida nell’animo umano, quello del disagio psicologico di Joker, mentre le creature diventano alterità affascinanti, in cui riscattare nuove forme di umanità, amore e dignità. Con i giornalisti e critici cinematografici Chiara Fanetti e Michele Serra e il sociologo Guerino Nuccio Bovalino, membro di un gruppo di ricerca sugli immaginari sociali dell’Università di Montpellier.
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