Colpo di scena

Lo scorpione di Giada

Credete all'immortalità dell'anima? Di Ugo Leonzio

  • 11 dicembre 2017, 13:30
Lo scorpione di Giada

COLPO DI SCENA
Da lunedì 11 a venerdì 22 dicembre 2017 alle 13:30

Originale radiofonico di Ugo Leonzio
Regia dell’autore
Con Mario Cei, Stefania Graziosi, Davide Garbolino, Riccardo Peroni, Adele Pellegatta, Luca Sandri, Marco Cortesi, Massimo Loreto, Diego Gaffuri, Lisa Mazzotti, Claudio Moneta, Jasmine Mattei, Davide Casarin, Igor Horvat, Silvano Piccardi
Suono: Thomas Chiesa
Produzione: Francesca Giorzi
(NUOVA PRODUZIONE RSI 2017)

Lo scorpione di Giada

  • Lo scorpione di Giada (1./10)

    Colpo di scena 11.12.2017, 14:30

  • Lo scorpione di Giada (2./10)

    Colpo di scena 12.12.2017, 14:30

  • Lo scorpione di Giada (3./10)

    Colpo di scena 13.12.2017, 14:30

  • Lo scorpione di Giada (4./10)

    Colpo di scena 14.12.2017, 14:30

  • Lo scorpione di Giada (5./10)

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  • Lo scorpione di Giada (9./10)

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  • Lo scorpione di Giada (10./10)

    Colpo di scena 22.12.2017, 14:30

Il piccolo auditorium situato non a caso nel cuore della RSI, la radio svizzera italiana, è un posto magico. Cos'è un posto magico? Un luogo abilitato a produrre eventi meravigliosi e inaspettati in particolari momenti dell'anno, dei mesi o anche delle settimane e dei giorni. Questi eventi sono i concerti. Non i grandi concerti di celebri autori e delle loro opere leggendarie che tranquillizzano l'anima dandoci, per un po' di tempo, l'impressione che il bello esista, magari nascosto da qualche parte e che basti cercarlo o snidarlo. Un bello che probabilmente già conosciamo, che aspetti solo l'occasione per farsi riconoscere come un tempio egizio pieno di statue sussurranti o un'ansa del Nilo che ci sveli la tomba di un antico re, figlio di un altro re, e di altro ancora e per un'infinità di dinastie la cui storia è raccontata in tutte le lingue, accuratamente tradotte in raffinanti volumi illustrati. La poltroncina che ci ospita per ascoltare ancora una volta Brahms, Schubert, Berio o Stockhausen è morbida e dolce come un cannolo siciliano ma assomiglia assai poco a quella che si presterà a farci sentire, misteriosamente, molto misteriosamente, la musica mirabile, rara, inquietante, amara di un musicista che viene dalle gelide foreste del Quebec canadese, il suo nome è Claude Vivier, l'avete mai sentito prima? Potete rispondere sì solo se eravate tra gli "happy few" che ascoltavano con la bocca ben chiusa il concerto diretto da Francesco Bossaglia, un autentico sciamano della musica moderna. Lì avreste potuto ascoltare "Wo bist du licht" e "Et je reverrai cette ville etrange" due lieder che sembravano due pesci pericolosi catturati dalle reti di qualche bizzarro pescatore nelle profondità di un oceano sconosciuto. Al primo stupore, sopravvenuto osservando il modo singolare con cui la bocca della cantante eseguiva i suoni, molto simili a quelli dei pellerossa Sioux del film di John Ford, si sostituì l'inquietudine profonda della musica, quei richiami non erano più striduli richiami di uccelli ma accordi inauditi e dolorosi, la voce di qualcuno che modulava la sua voce umana in un modo imprevedibile in grado di far toccare quasi fisicamente, una eterna e irrimediabile sofferenza in un modo che non si era mai colto prima. Ecco il miracolo che si produceva in quel piccolo, magico auditorium dove avevano suonato Michelangeli, Gilels, la Argerich e diretto Scherchen, Giulini, De Sabata... accogliere un'emozione estetica nuova, inesplicabile e che non si sarebbe ripetuta mai più. Un'emozione che da estetica diventava estatica e trasformava lo spazio e la qualità del suono. Uscendo con la registrazione, si cerca altra musica di Claude Vivier e notizie su di lui, sulla sua vita. Che era sconvolgente, abbandonato in un orfanatrofio, adottato da una famiglia indigente, violentato, umiliato, spaventato, preso dai Marst Brothers perché diventasse prete. Poi, da tutta questa sofferenza, durante una messa, la scoperta della musica, come una benedizione. Ma non c'è un happy end, non poteva esserci. Nato il 14 aprile 1948, Claude Vivier, che viveva a Parigi ed era ormai considerato il più geniale musicista canadese, morì assassinato da un maniaco seriale, la notte del 07 marzo 1983, a 35 anni. E molti ancora non credono al fatto.

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