Il filosofo Giorgio Agamben torna in questi giorni a polemizzare sulle misure restrittive varate un po’ dappertutto per combattere la pandemia. Dopo aver parlato, mesi fa, di un tentativo di colpo di stato basato su una “normale influenza”, oggi getta ulteriore benzina sul fuoco paragonando i docenti che usano gli strumenti telematici per fare lezione, a quei docenti che nel 1931 giurarono fedeltà al fascismo. Che sta succedendo? Lo chiediamo al filosofo Matteo Vegetti.
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