Domenica in scena

L'insostenibile fragilità dell'essere. Gli ultimi giorni di Jean Seberg

Originale radiofonico di Paolo Taggi

Jean Seberg

Da Domenica 09 maggio 2021 a Domenica 20 giugno 2021

Con Cinzia Spanò, Roberto Betti, Massimiliano Zampetti, Antonio Ballerio, Natale Ciravolo, Mario Cei, Jasmine Laurenti, Anna Galante, Moira Albertalli, Davide Garbolino, Raffaele Farina, Luca Maciaccini, Jasmin Mattei, Matteo Carassini, Mirko D'Urso, Donata Zanetti

Presa del suono ed editing Thomas Chiesa

Regia Paolo Taggi

Riascolta qui le puntate

  • L'insostenibile fragilità dell'essere (1./7)

    Domenica in scena 09.05.2021, 19:35

  • L'insostenibile fragilità dell'essere (2./7)

    Domenica in scena 16.05.2021, 19:35

  • L'insostenibile fragilità dell'essere (3./7)

    Domenica in scena 23.05.2021, 19:35

  • L'insostenibile fragilità dell'essere (4./7)

    Domenica in scena 30.05.2021, 19:35

  • L'insostenibile fragilità dell'essere (5./7)

    Domenica in scena 06.06.2021, 19:35

  • L'insostenibile fragilità dell'essere (6./7)

    Domenica in scena 13.06.2021, 19:35

  • L'insostenibile fragilità dell'essere (7./7)

    Domenica in scena 20.06.2021, 19:35

Come sparisce l'invisibile?

Quando è uscita di casa per l'ultima volta -nel cuore della notte del 29 agosto 1979- Jean Seberg era molto stanca. L'icona dimenticata della Nouvelle Vague era tornata a casa verso le 23. Aveva provato a dormire per due ore, poi si è rialzata. Completamente nuda, si è infilata un impermeabile sulle spalle ed uscita con una bottiglia d'acqua ghiacciata.

Negli occhi, il film che aveva appena visto, dalla parte sbagliata: Chiaro di donna, tratto dal romanzo di Romain Gary, suo ex marito. La figura maschile più importante della sua vita. Non c’era stato un ruolo, per lei, in quello specchio infedele, che rifletteva i suoi sentimenti con i lineamenti di un'altra. Non era al personaggio interpretato da Romy Schneider, che pensava. Avrebbe voluto essere Yannick, la donna che ha chiesto al marito di lasciarla morire. Di lei, nel film si vede solo una fotografia dentro uno specchio scheggiato: “ Mi sarei accontentata di recitare in una fotografia... E' lei che guida il gioco, detta i tempi, la direzione e il percorso. Sarebbe stata la più breve e importante della mia carriera".

Nella nostra ricostruzione, documentatissima e indimostrabile, nei giorni sfiniti prima del suo ritrovamento la Seberg cammina per gli Champs Elisees, come Patricia in A bout de souffle, il film che ha fatto di lei l'icona della Nouvelle Vague; consumata dagli sguardi (ammirati, critici, impietosi, adoranti, interessati, superficiali...) degli altri, Jean va alla ricerca di frammenti di se stessa in tutti i film che ha interpretato. A cominciare dalle cicatrici che le hanno lasciato le fiamme, reali, sul set del suo debutto internazionale, in Saint Joan, di Otto Preminger.

C'erano diciottomila aspiranti per quel ruolo, ma quando il Maestro l'ha vista entrare ha deciso che esisteva solo lei. Grazie a quel Kolossal, ha lasciato la cittadina dello Iowa dove era cresciuta per vivere l'esistenza di una star spaesata.

"Un amico che scrive sui Cahiers sostiene che i film sono persone in cui abitano altre persone: i personaggi, gli autori. Ma i personaggi sono momentanei. Il loro destino dipende da quello che la vita, dopo, ne fa.

A un certo punto le deboli tracce dei film dimenticati si confondono con quelli mai esistiti. E' solo allora che li interpreti davvero ".

Quella sera nelle Sale parigine c’erano film rimasti nella Storia del cinema. Chiaro di donna ha avuto una circolazione sotterranea, fatta di echi, coincidenze, citazioni, riverberi.

Straordinarie le affinità con L'insostenibile leggerezza dell'essere, che il coscenaggiatore del film pubblicherà quattro anni dopo, con planetario successo.

Nell'ultimo incontro con Gary, Jean chiede a Romain di concederle il tempo di andarsene, come fa il protagonista del romanzo con sua moglie: “Amare una donna che non si può aiutare, nè cambiare, nè lasciare è la battaglia perduta che non si può abbandonare. L'hai scritto tu”.

“Tutti i giorni sono addii”, ha scritto Chateaubriand nel piccolo giardino dove un mese prima di morire la Seberg ha incontrato un giovane studente di cinema: “Adesso devo andare” gli ha sussurrato. “Dimenticatemi di meno”.

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