Il giardino di Albert

Trapianto di testa: alla ricerca dell'immortalità

Prima parte, di Clara Caverzasio

  • 12 April 2018, 11:35
  • Scienza
  • Tecnologia

IL GIARDINO DI ALBERT
Giovedì 12 aprile 2018 alle 11:35
Replica alle 23:33
Replica sabato 14 aprile 2018 alle 18:00

"Si puoò faaree!" È la celebre esclamazione, nel film culto "Frankenstein Junior" (1974) di Mel Brooks - del giovane medico Frederick Frankenstein, il quale scopre un fluido magnetico grazie al quale, innestando un nuovo cervello in un uomo morto, lo si richiama in vita. È uno dei tanti film tratti dal romanzo di Mary Shelley "Frankenstein, o il Prometeo moderno", pubblicato esattamente 200 anni fa. Creare la vita: un sogno, un incubo, o una trama di finzione? Oggi con gli sviluppi e le scoperte in ambito medico e in particolare della genetica e delle neuroscienze e le conseguenti applicazioni neuro e bio-tecnologiche sembrerebbe a un passo dal diventare realtà. Il neurochirurgo torinese Sergio Canavero, della Harbin Medical University, in Cina, è infatti in animo di effettuare un trapianto davvero fuori dall’ordinario: il trapianto di testa. È quanto ha raccontato lunedì scorso a Milano nell’ambito del Festival “Cervello&Cinema” che quest’anno è dedicato al tema “Neurofiction. Come i registi immaginano l’evoluzione del cervello. La parola ai neuroscienziati”, organizzato da BrainCircleItalia.

Al dibattito sulle possibilità scientifiche e mediche di effettuare un trapianto di testa, e sulle profonde implicazioni etiche di un intervento di questo tipo, ha preso parte anche padre Alberto Carrara, dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, dottore in Biotecnologie mediche presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Padova, e Coordinatore del Gruppo di Ricerca in Neurobioetica. Un dibattito molto acceso e anche colorito, di cui Il “Giardino di Albert” darà conto in due parti. Giovedì 12 aprile sentiremo Sergio Canavero, che in una lunga intervista ha rivelato, in anteprima, aspetti di sé e del suo progetto davvero sorprendenti; per esempio il suo rifiuto del determinismo e la sua convinzione dell’immortalità della coscienza; o ancora che il trapianto di testa sarebbe solo il primo passo verso qualcosa di ancora più estremo: la clonazione del proprio corpo, così da allungare la vita umana e perché no, assicurarsi l’immortalità. Ma quello che ha in mente il neurochirurgo torinese, sarebbe anche una rivoluzione spirituale, perché questo tipo di trapianto potrebbe essere usato non soltanto per porre rimedio a malattie come le paraplegie gravi, e per estendere la vita umana, ma, nelle sue intenzioni, dovrebbe servirebbe anche per esplorare cosa avviene dopo la morte.

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