Sessantaquattro testi di canzoni tutte dello stesso autore, Bob Dylan (con tre collaborazioni), riuniti in un volume di 366 pagine, abbastanza piccolo da stare in una borsa o nella tasca di un giaccone. Ovvero Bob Dylan-64 Lyrics, il volume curato da Alessandro Carrera e Carlo Feltrinelli, con i testi originali e, a fronte, le traduzioni in italiano. L’editore è Crocetti, in un’importante collana di poesia. Giusta la scelta di mantenere il titolo in inglese: “liriche” sarebbe stato penoso, sulla scia del giornalismo musicale più provinciale che parla di poesia a sproposito e ignora i “falsi amici” fra inglese e italiano (“liriche” non è la traduzione di lyrics!), “testi” sarebbe suonato burocratico (e con Dylan bisogna stare attenti a come suonano le parole), “canzoni” sarebbe stato troppo, perché nel libro ci sono i testi, ma non le musiche. Quelle bisogna immaginarle. Del resto, i volumi contenenti testi, traduzioni e note per una gran parte delle canzoni di Dylan, curati e tradotti da Carrera e pubblicati tra il 2016 e il 2021 da Feltrinelli, si intitolano Lyrics; questa è una selezione, sulla base del gusto dei curatori, e sempre con le traduzioni di Carrera. Alessandro Carrera, che insegna all’Università di Houston, è uno dei più accreditati studiosi di Dylan; Carlo Feltrinelli, figlio di Giangiacomo, è il ben noto editore, oltre che un fan incontenibile del singer-songwriter statunitense, che ha seguito in decine di concerti in giro per il mondo. Scrivono, nella breve ma ricca “Prefazione”, che avrebbero potuto scegliere altre sessantaquattro canzoni, e poi ancora altre sessantaquattro, e tutte le raccolte sarebbero state altrettanto rappresentative.
Chi ama le canzoni di Dylan qui troverà quasi tutte le sue preferite: quasi, ovviamente. Le traduzioni di Carrera seguono criteri diversi a seconda del materiale: alcuni testi sono tradotti in rima e rispettando il ritmo dei versi originali, altri sono tradotti quasi letteralmente, là dove la complessità del testo sarebbe stata sacrificata dalle esigenze di una traduzione ritmica, altri ancora sono una via di mezzo, con passaggi strategici in rima ma una sostanziale libertà metrica. Carrera accenna anche a qualche piccola revisione rispetto alle traduzioni pubblicate nei tre volumi di Lyrics: ripensamenti su qualche ambiguità, a testimoniare che il lavoro del traduttore non finisce mai. Ad esempio, in When I Paint My Masterpiece (l’ultima canzone della raccolta) Dylan dice muscles (muscoli) o mussels (cozze), a proposito delle ragazzine che lo accolgono all’aeroporto di Bruxelles? Si stirano i muscoli delle braccia acclamandolo vigorosamente, o, chissà, tirano fuori dei cartocci di moules marinières? Quello che importa a Dylan, probabilmente, è che entrambe le parole rimino perfettamente con Brussels, indipendentemente dal significato. E poi, ci ricordano Carrera e Feltrinelli, Dylan da giovane, rispondendo alle domande di chi gli chiedeva se apprezzasse alcuni dei più famosi poeti di lingua inglese, aveva risposto che i loro versi “non cantavano”. Avrà avuto ragione?
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Comunque, 64 Lyrics, lo abbiamo provato, è un compagno di viaggio eccellente: su un autobus o un treno affollato, mentre quasi tutti gli altri passeggeri hanno la testa china sul loro cellulare, uno apre un testo a caso di Dylan, ascolta mentalmente la musica, e il tempo del viaggio vola.
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