"Già la stessa planimetria urbana, così mossa e pittoresca, nel suo intreccio di saliscendi e gradoni disposti fra monte e piano, appare come uno scenario già pronto, offerto alle sorprese e alle peripezie dello spettacolo: strade come quella di S. Leonardo, affondata e prigioniera fra due siepi di ballatoi giganteschi; viuzze come le tante che riversano i loro ruscelli di scale fin sul Corso della Grazia; piazze dal profilo avventuroso e vivace come quelle del Municipio e delle Erbe; vie e piazze tutte sembrano proporsi come fondali e quinte ideali per i quotidiani mimiambi della vita cittadina. Qui, infatti, ogni persona tende a diventare personaggio; ogni gesto si accalora e si illumina di enfatico fuoco...”
Anche Gesualdo Bufalino, tra i più eleganti prosatori del Novecento italiano, animò il palcoscenico barocco di Comiso, città-teatro del sud della Sicilia in cui nacque e in cui volle continuare a vivere anche dopo l'improvvisa notorietà, seguita alla pubblicazione, nel 1981, del romanzo "Diceria dell'untore". Bufalino osservava il mondo e rifletteva ironicamente sull'inevitabile destino di decadenza e di morte degli uomini da una casa ricca di libri e di dischi a 78 giri, oggi conservati, insieme ad altri memorabilia, nella Fondazione che porta il suo nome e che ha sede nei locali dell'ex mercato ittico, in cui da bambino si aggirava per rubacchiare i giornali dei pescivendoli, spinto com'era da un'incoercibile desiderio di leggere. Siamo andati a visitare la Fondazione, che proprio in questi giorni celebra il centenario della nascita di Bufalino.
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