Laser

Le Chemin des femmes

di Giulia Bondi

  • 14 febbraio 2017, 10:00
Le Chemin des femmes

Le Chemin des femmes

  • Facebook

LASER
Martedì 14 febbraio 2017 alle 09:00
Replica alle 22:35

Le Chemin des femmes, coro di donne provenienti da varie parti del mondo, nasce nel novembre 2008 da un laboratorio di “Canto sensibile” all’interno del progetto “Semira Adamu” della Casa delle donne contro la violenza di Modena. Il coro è stato fondato e diretto da Meike Clarelli, ricercatrice vocale, cantante e insegnante di canto.

“Cantiamo e resistiamo – si legge nella pagina Facebook - per le donne, per gli uomini, per gli eterosessuali e per gli omosessuali, per le trans, per i migranti e per coloro che non migrano, per i romantici e per i cinici, per chi crede in Dio e chi no. Le Chemin des femmes canta soprattutto per raccontare e ribadire che ognuno e ognuna ha diritto di sentirsi libero di essere come desidera”.

Dal primo concerto, a Modena nel 2009, il coro si è esibito in numerosi festival e iniziative in tutta l'Emilia-Romagna, e ha portato in scena un'opera teatrale dal titolo “Akus. Opera musicale per donne guerriere” con la regia di Alice Padovani, testo di Gabriele dalla Barba, direzione musicale di Meike Clarelli, prodotto dall'associazione culturale Amigdala. Si deve alla stessa associazione anche la produzione dell'album “Le chemin des femmes – C'è qualcosa nella voce che resiste” pubblicato nel 2015.

La formazione attuale conta una quindicina di coriste, più la direttrice, ma nei suoi quasi 10 anni di vita il coro ha visto avvicendarsi oltre 50 ragazze e donne provenienti da almeno quindici paesi: Costa d'Avorio, Ghana, Camerun, Marocco, Moldavia, Ucraina, Argentina, Stati Uniti, Spagna (Paesi Baschi) oltre che naturalmente Italia.

“Lavoriamo con l'improvvisazione e la polifonia vocale, utilizzando le voci come strumenti”, spiega la fondatrice e direttrice Meike Clarelli: “Le prove sono per noi anche un momento di composizione, a partire dal quale costruiamo brani sperimentali, che parlano della libertà degli esseri umani, e in particolare delle donne”. Il coro unisce professioniste e no, e raggruppa donne tra loro diversissime. “Alcune di noi sono molto religiose, altre atee, altre anarchiche”, racconta una delle cantanti, Maria Elena, che fa parte di Le chemin des femmes dal 2010: “Questa diversità ci ha fatto crescere anche politicamente, perché riuscire a tenere unito un gruppo così eterogeneo è stata un'azione concreta nella direzione dell'inclusione e della comprensione delle differenze”. A Maria Elena fa eco Nadine, originaria del Camerun, che è rimasta nel coro fino al 2014: “Portiamo in giro questa immagine multiculturale, l'idea di una resistenza che passa attraverso la voce. E quando cantiamo, le diversità di ognuna di noi si fondono in un'unica voce”. Le differenze culturali non sempre hanno agevolato il lavoro comune: “Ci abbiamo messo molti anni – aggiunge Meike Clarelli – a capire il diverso atteggiamento delle donne africane verso le prove. Per loro il canto è spontaneo, giocoso, irriverente, sensuale anche quando ha un senso spirituale o religioso. E in un'ottica del genere le prove non hanno senso: si canta vivendo il momento, e basta!”.

Nel documentario radiofonico di Giulia Bondi, la direttrice del coro e alcune delle cantanti (Luciana, Maria Elena, Nadine, Doris, Rosemary, Giorgina, Gabriella) raccontano il proprio amore per la musica, le relazioni che hanno costruito in nove anni di lavoro insieme, e la propria voglia di “resistere attraverso la voce”. Ai racconti si alternano canzoni, momenti delle prove e degli spettacoli, all'insegna della sperimentazione e della fusione di sonorità diversissime, dal folk al pop fino all'elettronica.

Audiodocumentario: di Giulia Bondi
Interviste e suoni: Giulia Bondi e Marcella Menozzi
Musiche: Le Chemin des femmes

Ti potrebbe interessare