La figura di Michail Gorbaciov (1931-2022) è ancora sospesa nello spazio incerto tra la cronaca e la storia. Nessuno ne mette in discussione la statura e lo spazio tra i protagonisti del XX secolo, ma quando si considerano i risultati della sua politica, i giudizi divergono. Per gli uni Gorbaciov è stato un apprendista stregone, travolto dalle conseguenze impreviste delle sue azioni: la fine dell’Unione sovietica, il crollo del Muro di Berlino e la riunificazione della Germania. Per gli altri fu il primo a comprendere che l’Unione sovietica non era più in grado di rispondere alle sollecitazioni del mondo globale e che servivano nuove categorie di pensiero (Glasnost, perestroika). Accusato di aver provocato il collasso dell’URSS, è più popolare all’estero che in patria. I dirigenti della Russia, a cominciare da Putin, spesso si contrappongono polemicamente alle sue idee.
Per cogliere il vero significato di questo personaggio complesso, sfuggente, proveremo a raccontarlo da diversi punti di vista: la diplomazia (con Sergio Romano), il comunismo internazionale (Silvio Pons), le nazionalità dell’Unione sovietica (Aldo Ferrari), il mondo americano (Mario Del Pero).
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