Questo documentario radiofonico è uno dei risultati di un lungo lavoro di inchiesta sociale e storica - realizzato dallo storico Marcello Anselmo e dal regista Pietro Marcello – dedicato al mestiere del magliaro. Con questo termine oggi viene indicato il venditore ambulante che, in particolare negli anni del dopoguerra, proponeva l’acquisto di abiti o tessuti (ma poi anche di altre merci) presentandolo come un affare vantaggioso, spesso alludendo, anche falsamente, a una provenienza illecita della merce che ne avrebbe giustificato il basso prezzo e la pretesa alta qualità. Ormai diventato sinonimo di truffatore e imbroglione.
L’arte del commercio, il Genio dell’imbroglio ribalta, invece, la prospettiva del senso comune del termine proponendo una mappa per addentrarsi nella storia non solo di un mestiere, ma anche di un modo di costruirsi opportunità di ascesa sociale, messe in atto da individui provenienti da settori marginali e subalterni di un particolare contesto, quello partenopeo, dell’Europa Meridionale del dopoguerra.
Le storie dei magliari raccontano non solo un modo di commerciare, quanto piuttosto una modalità di accedere allo stile di vita imposto dagli standard della società dei consumi. Certo si tratta di una modalità contraddittoria che spinge gli stessi magliari a descrivere la propria attività come: “Un mestiere che mestiere non è”. Non un lavoro ma piuttosto un modo di stare e interpretare il mondo.
La vicenda storica dei Magliari è rinchiusa in un talento inconfessabile: la capacità di indossare continuamente una maschera diversa. Fingersi soldati statunitensi, conoscenti, lontani parenti, compagni di scuola o di lavoro, commercianti di ritorno da luoghi esotici, camionisti in transito, uomini d’affari coinvolti in kermesse commerciali, commessi viaggiatori deputati a consegnare merce ordinata da persone tempestivamente decedute: erano tutti stratagemmi recitativi adottati per trasformare un acquisto inutile in un’occasione da non perdere per soddisfare un bisogno fino a quel momento neanche immaginato. Erano, però, ben consapevoli di smerciare merce di bassa qualità. Erano persuasori, decisamente non occulti, il cui obiettivo era guadagnare, nel più breve tempo possibile, quel denaro che permettesse loro di vivere una quotidianità il più lontana possibile da quella in cui vedevano costretti gli operai emigranti del loro tempo. Non erano dipendenti ma neanche padroni. Erano degli avventurieri del consumo del consumo di massa.
La persuasione, fin troppo manifesta, che esercitavano nel mestiere, non era un imbroglio andato a buon fine. Al contrario, era la convinzione di aver donato ai clienti delle soddisfazioni che – per quanto fugaci – sarebbero state in grado di rispondere a desideri altrimenti irraggiungibili.
Per approfondire: Marcello Anselmo e Pietro Marcello, "Storie di Magliari", Donzelli, Roma, 2017.
Scopri la serie
https://www.rsi.ch/s/703609