Li accompagna nel loro cammino verso l’esecuzione. Una guida spirituale ma anche un volto amico negli ultimi attimi di vita prima che i condannati vengano giustiziati.
Sister Helen Prejean, 81 anni, la “suora più famosa d’America” che da decenni si batte contro la pena di morte, riflette sulle esecuzioni federali decise in tutta fretta dall’amministrazione Trump interrompendo una moratoria in vigore da 17 anni. Poco prima della fine del suo mandato, questo presidente è tornato ad armare la mano del boia federale. Già dieci detenuti giustiziati dallo scorso luglio, più degli ultimi dieci presidenti americani messi insieme. Oltre al danno, la beffa: Trump è un presidente sconfitto e uscente. Eppure ha deciso di mettere a morte dei condannati anche nel periodo di transizione post-elettorale, prima di lasciare la Casa Bianca al democratico Joe Biden. Non accadeva dal 1889. Tra gli ultimi a essere giustiziati, un mese fa, l’afroamericano 40enne Brandon Bernard. Per oltre due decenni anni era stato rinchiuso nel braccio della morte di un carcere. L’ennesimo “dead man walking”, un morto che cammina, proprio come il titolo del libro - da cui è stato tratto anche il film omonimo - scritto nel 1993 da Sister Helen. Che ha parlato a Brandon poco prima della sua morte.
In questa testimonianza, una delle più note attiviste contro la pena di morte negli Stati Uniti, esprime tutta la sua indignazione. Non solo contro un sistema che contesta da anni. Ma anche contro “il potere autoritario di vita e di morte” di Donald Trump. Che lo eserciterà anche tra poche ore. Quando verrà giustiziata una donna detenuta in una prigione federale. Non accadeva da 67 anni.
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