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Sulle tracce di Ken Saro Wiwa

Il Delta del Niger, ventitré anni dopo la sua esecuzione, di Elisabetta Jankovic

  • 8 novembre 2018, 10:00
Attivisti per i diritti umani inscenano una finta impiccagione nei pressi di un ufficio Shell Oil a Bombay lunedì 10 novembre 1997, in memoria del secondo anniversario della morte di Ken Saro-Wiwa, ambientalista nigeriano e attivista per i diritti umani.

Attivisti per i diritti umani inscenano una finta impiccagione nei pressi di un ufficio Shell Oil a Bombay lunedì 10 novembre 1997, in memoria del secondo anniversario della morte di Ken Saro-Wiwa, ambientalista nigeriano e attivista per i diritti umani.

  • Keystone

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Giovedì 08 novembre 2018 alle 09:00
Replica alle 22:35

Il Delta del fiume Niger: una vastissima aerea dove si trova il 90% delle riserve di petrolio e gas di tutta la Nigeria. Qui è iniziata e tragicamente finita la lotta dello scrittore, drammaturgo, attivista Ken Saro Wiwa.

Per ripercorrere quegli anni e verificare cosa è rimasto dello scontro tra il popolo Ogoni (la minoranza etnica che più soffre a causa dello sfruttamento delle riserve del greggio) e le multinazionali del petrolio, siamo partiti da Port Hartcourt.

Capitale dello Stato del Rivers State, quasi al confine con il Camerun, Port Hartcourt è una città caotica e inquinata, dove le troppe strade in terra battuta sono percorse ogni giorno da un traffico anarchico e dove alle chiese pentecostali si alternano bancarelle dai teloni sbiaditi.

Attraverso i racconti di Mike Karikpo, program manager dell'Enverimental Rights Action, O.N.G. nigeriana, Giandomenico Massari, ingegnere italiano da ventisei anni residente in Nigeria e Fyneface Dumnamene, Project Manager of Social Action, abbiamo ricostruito la crudele esecuzione di Ken Saro Wiwa, impiccato il 10 novembre 1995 dall' allora dittatore Sani Abacha, e l'eredità morale che ha lasciato non solo al suo popolo, ma all'umanità intera.

Per trovare la sua tomba invece ci siamo spostati in Ogoniland: prima a Bane, dove in uno spazio desolato sventola solitaria la bandiera Ogoni, e poi a Bori, dove Emanuel Gbaranò, attuale segretario del Mosop (Movement for the Survival of the Ogoni People) ha denunciato ai nostri microfoni la continua contaminazione del suolo causata dall'estrazione del petrolio.

Il prossimo febbraio la Nigeria andrà al voto per eleggere il nuovo Presidente: c'è da scommettere che i candidati prometteranno, come in passato, imminenti e massicce bonifiche del Delta.

Nessuno a Port Harcourt ha più la forza di crederci.

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