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Traiskirchen. E poi, una nuova vita

di Flavia Foradini

  • 17 dicembre 2015, 10:00
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  • © Flavia Foradini

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Giovedì 17 dicembre 2015 alle 09:00
Replica alle 22:35

Che si tratti di Siria, Somalia, Irak o Afganistan, in tema di immigrazione dagli attuali teatri di guerra soprattutto attraverso la rotta balcanica, l’Austria è uno degli snodi obbligatori.

La maggioranza dei migranti vuole raggiungere la Germania e il Nordeuropa, e resta in territorio austriaco solo per qualche ora o qualche giorno. Per quanti scelgono tuttavia, più o meno volontariamente, di fermarsi e mettere radici nel Paese - nei primi dieci mesi del 2015 circa 60.000 -, il campo di Traiskirchen per richiedenti asilo è uno dei passaggi ineludibili, prima di poter ottenere l’agognato permesso di rifarsi una nuova vita in piena legalità.

Il vasto complesso di Traiskirchen, aperto nel 1955, ha già visto passare fra le sue mura numerose ondate di profughi causate da rivolgimenti politici internazionali degli ultimi 60 anni.

Però l’emergenza del 2015 si sta rivelando più difficile da gestire, nonostante i grandi slanci disolidarietà della popolazione, che dona a piene mani: la tendenza al cronico sovraffollamento del campo profughi, con conseguenze tangibili sulla quotidianità della cittadina, alimenta infatti anche i timori degli abitanti per i futuri sviluppi, e suscita rimproveri nei confronti della politica sia locale, sia internazionale.

A Traiskirchen, Flavia Foradini ha intervistato profughi, operatori sul campo, e semplici cittadini, per capire i desideri e le aspettative dei migranti, e cogliere gli umori della gente locale.

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