Auschwitz-Birkenau
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Terezín 17/10 - Il terzo Reich e la musica

di Luisa Sclocchis

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  • 17.10.2022
  • 24 min
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  • SCIENZE UMANE E SOCIALI
  • Musica

17 ottobre 1944: «una data tristemente epocale per la cultura, la civiltà e l'arte mitteleuropea, in poche ore scomparve un'intera generazione di musicisti, compositori, celebri virtuosi della tastiera [...] uno spaventoso buco generazionale del quale solo oggi l'intellettualità ha preso coscienza», nelle parole del pianista e musicologo Francesco Lotoro. Il convegno di studi “Terezín, la rivolta dell’anima. Arte e cultura come resistenza all’oppressione” organizzato dal Comitato Terezín 17/10 e dal Teatro alla Scala di Milano la ricorda con l’intento di proporre un’occasione di riflessione sul rapporto tra arte e libertà di espressione. Sui tanti totalitarismi, sulle innumerevoli situazioni in cui chi fa musica, teatro, letteratura, poesia viene perseguitato per le proprie idee e per la propria creatività. Per affrontare, insomma, il tema del conflitto tra espressione artistica e oppressione politica.

Nel ghetto ebraico di Terezín, città della Repubblica Ceca nota un tempo col nome tedesco di Theresienstadt, furono deportati dal 1941 al 1944 migliaia di musicisti, artisti, poeti boemi, moravi, moldavi, austriaci e non solo. Qui, la concessione d’una inconsueta e surreale libertà di pensiero ed espressione fece sì che il campo di concentramento diventasse uno straordinario laboratorio di creatività artistica, tra concerti, opere, teatro di prosa, cabaret e mostre. Una straordinaria produzione culturale che tuttavia nulla poté contro lo sterminio degli artisti di Terezín pianificato dalle autorità naziste e messo in atto quel 17 ottobre 1944 a Birkenau. Ne parliamo con Guido Barbieri, musicologo e critico musicale, moderatore del convegno e Nicola Montenz, docente dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, che al congresso propone l’intervento "La più tedesca delle arti": Il terzo Reich e la musica.

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