Oggi, la storia

Bonapartismo e populismo

Rete Due, martedì 2 settembre, 07:05

  • 02.09.2014, 09:05
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Napoleone III

  • Wikipedia
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Oggi la storia 02.09.14

Oggi, la storia 02.09.2014, 07:05

Il 2 settembre 1870 l'imperatore francese Napoleone III, sconfitto nella battaglia di Sedan, si arrese ai prussiani. Oltre a porre le basi per l'unificazione nazionale della Germania, quella battaglia mise fine a un regime autoritario di cui può essere utile parlare.

Forte di ampi consensi nell'opinione pubblica, nel 1851 Luigi Napoleone Bonaparte aveva effettuato un colpo di Stato e poi si era fatto proclamare imperatore. Il regime dittatoriale da lui costruito fu molto diverso da quelli del passato: non poggiava solo sulla repressione del dissenso, ma anche su un demagogico consenso di massa basato su quella che Max Weber definì l'autorità carismatica del capo. Esautorato il parlamento, il potere di Napoleone III fu infatti legittimato da uno strumento come il plebiscito, effettuato a suffragio universale maschile, tramite il quale si stabilì un rapporto diretto fra il leader e le masse.

Definito ora come bonapartismo, ora come cesarismo, quel sistema fu il laboratorio in cui per la prima volta si sperimentò un moderno assetto di potere autoritario, che si servì degli strumenti di organizzazione del consenso delle democrazie. Il 900 ne vide infatti numerosi sviluppi e diverse varianti. Se la figura carismatica del capo fu centrale anche in regimi come il fascismo e il nazismo, il modello bonapartista ebbe importanti applicazioni in quelli populisti sviluppatisi ad esempio nell'America Latina.

Ma oggi che la democrazia ha avuto uno sviluppo senza precedenti perché ricordare quel regime lontano? Perché anche nel mondo attuale prendono spesso corpo forme di neopulismo che ne derivano. In vari paesi il calo della partecipazione dei cittadini alla vita pubblica e il ruolo centrale non solo della TV, ma ora anche di mezzi di comunicazione via Internet, come Twitter, hanno infatti rivalorizzato il ruolo dei leader e il loro rapporto diretto con le masse.

Certo, è inutile ripetere che la storia non si ripete mai. Non lo fa neppure riproponendosi in forma di farsa anziché di tragedia, come scrisse Karl Marx proprio confrontando il colpo di Stato del grande Napoleone con quello di suo nipote. Ciò nonostante a me sembra che su questi problemi sia sempre bene riflettere. E a voi?
Tommaso Detti

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