
Oggi, la storia 13.11.14
Oggi, la storia 13.11.2014, 07:05
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“Tenete a mente che un quadro, prima di essere un cavallo di battaglia, una donna nuda o un qualsiasi aneddoto, è essenzialmente una superficie piana ricoperta di colori accostati con un certo ordine”. Una simile definizione, che oggi potrebbe sembrare banale, aveva una significato rivoluzionario nel 1890 quando fu pronunciata, o per meglio dire, quando fu scritta sulla rivista «Arte et Critique» da un ventenne artista francese. Si chiamava Maurice Denis, nato il 25 novembre 1870.
La sua definizione di un quadro, nell’apparente semplicità, sintetizzava in realtà una teoria estetica esplosiva, perché affermava la totale libertà dell’immaginazione creativa dell’artista, facendo saltare in aria la tradizione dell’arte dominata dall’imitazione della natura e dai canoni dell’accademia. La definizione del quadro come superficie colorata era stata ispirata a Denis soprattutto dall’arte di Paul Gauguin. Ai giovani artisti riuniti attorno a lui nel villaggio bretone di Pont-Aven fra il 1886 e il 1888, Gauguin aveva insegnato a “osare di osare” nella ricerca di nuove forme, nuovi miti e nuovi simboli per l’espressione artistica, abbandonando il naturalismo, il realismo e persino l’impressionismo, che era stato l’inizio della rivolta antiaccademica. Eppure, nulla di rivoluzionario appariva nell’aspetto e nell’opera il giovane Denis. Jan Verkade, un pittore olandese seguace di Gauguin a Pont-Aven, quando conobbe Denis lo descrisse come un giovane con “due occhi puri come quelli di una vergine e scherzosi come quelli di un bambino […] Faceva pensare a una fanciulla che non avesse mai lasciato la madre, e le sue opere davano questa stessa impressione”, perché denotavano “la presenza di una ricca immaginazione, pudica e candida”, con numerosi quadri “a soggetto religioso improntati a una lieta devozione da prima comunione”.
Con Verkade e altri artisti, Denis aveva fondato il gruppo dei Nabis, adottando per definirsi la parola ebraica ‘nabi’, che significa ispirato, profeta, promotori di una nuova arte simbolica. Verkade, per la sua alta statura, era chiamato il ‘Nabi obeliscale’, Denis era il ‘Nabi delle belle icone”. Il motivo religioso, non necessariamente confessionale, fu un importante fonte di ispirazione per molti artisti dell’avanguardia francese alla fine dell’Ottocento. Gauguin cercò la sua ispirazione nella mitologia religiosa dei Maori in Polinesia. Verkade si fece monaco benedettino. Denis, cattolico fervente idealmente nostalgico del Medioevo, divenne terziario domenicano e per il resto della vita fu un rinomato artista di quadri e affreschi simbolici e religiosi. Morì il 13 novembre 1943.
Denis il Nabi delle belle icone