Oggi, la storia

Dolce e forte Caterina

di Mariateresa Fumagalli

  • 25.03.2016, 08:05
Santa Caterina da Siena

Santa Caterina da Siena in una scultura

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Oggi, la storia
Venerdì 25 marzo 2016 - 07:05

Il 25 marzo 1347, a Siena, nella contrada dell’Oca, nasce Caterina Benincasa. È l’anno in cui la Peste Nera arriva in Europa dove ucciderà più di un terzo della popolazione portando carestia e povertà.

Caterina è un’adolescente caparbia e silenziosa che preoccupa i genitori: mangia pochissimo, si dedica a dure pratiche ascetiche, si isola dalla famiglia. Vive una duplice vita: nel chiuso delle mura domestiche gioisce di visioni divine talvolta violente e inebrianti; fuori nelle strade della città cura i poveri, gli appestati e i lebbrosi, con quell’amore "che è uno e medesimo".

Quando nel 1370 Urbano lascia Roma per Avignone in Francia, Caterina riceve una visione che le trasmette una energia unica. La giovane esce dalla sua città natale e affronta il mondo e i potenti della terra con un linguaggio che lei stessa riconosce come "cosa nuova". In dieci anni, gli ultimi della sua breve vita, avviene qualcosa di prodigioso: Caterina è riconosciuta come profeta e guida del popolo cristiano paragonata a Mosè che aveva traghettato la sua gente attraverso il Mar Rosso.

Fino ad allora il suo compito era stato "convertire i cuori", ma ora Caterina vuole convertire e riformare la stessa Chiesa di Avignone sottomessa al potere dei re francesi e segnata dalla "temporalità" e dalla lontananza dal Vangelo. Enigmatica e grandissima Caterina. Vista fuori dall’aura della santità canonica, appare ai nostri occhi di moderni ricca di contrasti difficili da decifrare e comporre: determinata e audace nell’opera che svolge in pubblico, lucida e forte nelle sua idea di riforma religiosa che riprende con nuova forza i motivi del dissenso cristiano, appassionata e inquieta nei pensieri, sofferente nel suo giovane corpo volontariamente stremato dal digiuno.

Ricordo le parole amare del grande storico Claudio Leonardi: "Dopo Caterina l'esperienza spirituale cristiana dovrà sempre più rifugiarsi nel privato e divenire un fatto che occorre velare perché straordinario e anche pericoloso per l’esperienza storica della Chiesa".

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