
Oggi, la storia 02.02.2015
Oggi, la storia 02.02.2015, 07:05
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Due settimane fa mi ero soffermata sulle varie correnti dell’Islam e sul legame stretto tra wahabiti e l’Arabia Saudita. Vorrei tornare oggi sul tema, prendendo come spunto la morte avvenuta il 23 gennaio scorso di Abdullah bin Abulaziz (1924-2015), re dell’Arabia saudita dal 2005 e figlio del fondatore del regno Ibn Saud (1856-1953).
La scorsa puntata ho messo in evidenza come sia stato fondamentale per l’Arabia saudita la stretta collaborazione tra Mohammad Ibn Al Saud, all’epoca capo di un villaggio vicino a Riyad e il riformatore dell’Islam Muhammed Ibn Abd al-Wahab (1703-1792). Siamo nella metà del Settecento. I due uniti procedettero a una guerra di conquista, dapprima diretta verso le regioni centrali della penisola arabica, per poi annettere, nel 1795, i territori presso le coste del Golfo persico: Al-Ahsa, Quatif e il Bahrain. Agli inizi del 1800 anche le due città sante di Medina e La Mecca caddero sotto il controllo di Saud.
La nascita vera e propria del regno saudita avvenne però solo dopo la prima guerra mondiale, nel 1932, non a caso dopo la scomparsa dell’impero ottomano, la potenza militare confinante che a inizio Ottocento si era mossa per contrastare l’avanzata saudita-wahabita, che aveva nel frattempo spostato i propri assi di interesse verso la Siria e l’Iraq. Questo sviluppo si deve alla stretta collaborazione tra Saud e gli inglesi, entrambi interessati a una pacificazione della regione attraverso un potere stabile nelle mani del re saudita. Il consolidamento dello stato sarà poi possibile grazie al sostegno degli USA, interessati – oltre al petrolio – a bloccare la diffusione d’idee comuniste o comunque riformatrici in queste regioni strategiche. Dagli anni ’70 del secolo scorso fino agli inizi del nostro secolo, i sauditi hanno sostenuto con diverse decine di miliardi di dollari l’attività di centri culturali e moschee in tutto il mondo, il cui scopo era di diffondere la versione sunnita-wahabita dell’Islam contro gli sciiti e i sunniti più moderati.
Per tornare ancora indietro all’attentato di Parigi, direi che difficilmente si riesce a capire quello che è successo se non si allarga la prospettiva di lettura in modo globale, inserendo questi avvenimenti all’interno di quello che sono gli equilibri di potere nel mondo orientale, il cui sviluppo è sempre stato fortemente legato, attraverso le colonie e durante la guerra fredda, al mondo occidentale.