Quilisma
Cultura e suoni dal Medioevo e dal Rinascimento
Domenica 06 marzo 2016 alle 10:00
In replica domenica 11 febbraio 2018 alle 10:00
Quando verso il 1480 Angelo Poliziano scrisse la Fabula di Orfeo, la sua fama come poeta lirico era da tempo diffusa ben oltre i confini italiani. Amico di Lorenzo il Magnifico, passò gran parte della sua esistenza al servizio dei Medici per i quali coprì il ruolo di precettore. Il suo soggiorno fiorentino fu interrotto da un litigio avuto con Clarice Orsini, la moglie di Lorenzo: si vide costretto a lasciare la Corte medicea per intraprendere un viaggio che lo portò a Napoli, Venezia, Verona ed infine a Mantova dove il cardinale Federico Gonzaga lo accolse, affidandogli l’incarico di insegnante di greco e latino per la famiglia. Non passò molto tempo che Lorenzo il Magnifico lo richiamò a Firenze offrendogli, oltre ad incarichi diplomatici all’indirizzo della Santa Sede, una cattedra all’Università. Iniziò allora un periodo di grande prolificità letteraria nel quale diede vita a poemi in lingua latina, greca e vernacolare, molti dei quali per rispondere alle richieste di compositori come i frottolisti Tromboncino e Cara. L’originalità della Fabula di Orfeo è quella di essere un nodo che unisce la tradizione inscritta da secoli nella cultura popolare italiana e un nuovo mondo, letterario e dell’arte della scena. Perciò questo Orfeo è un’opera scenica, una forma di teatro musicale, con una particolarità: si giunge alle sorgenti del Recitativo e la poesia è indivisibile dalla musica. Per restituire quest’opera, la Fondazione Royaumont nel quadro del suo programma di Musica medievale, ha riunito l’ensemble svizzero Lucidarium e la Compagnie Sandrine Anglade ponendo la direzione nelle mani di Francis Biggi del Conservatorio di Ginevra e Sandrine Anglade. Dalla loro stretta collaborazione ne è nato questo prodotto artistico coinvolgendo i musicisti e l’équipe teatrale nei periodi di residenza a Royaumont, coniugando la ricerca sull’interpretazione musicale e le riflessioni su una messa in scena capace di mostrare l’intramontabilità del mito. I ruoli sono stati affidati a giovani cantanti accompagnati da strumentisti provenienti dalla Svizzera, dalla Francia, dall’Italia e dalla Germania che si sono riuniti per approfondire il repertorio italiano – e fiorentino più precisamente – della fine del XV secolo. Il loro lavoro è durato più di un anno prima di giungere all’allestimento scenico.