"Il mondo ha molti re e un sol Michelagnolo" scriveva Pietro Aretino a sottolineare non solo la grandezza dell’artista ma anche come tale grandezza gli fosse riconosciuta già in vita.
Geniale e irrequieto, sappiamo molti di lui e della sua lunga vita (morì nel 1564 a 88 anni) grazie a fonti particolarmente abbondanti. Tra queste, oltre alle lettere e ai versi dello stesso Michelangelo, vi sono almeno due biografie pubblicate quando l’artista era ancora in vita: nel 1550 Giorgio Vasari da alle stampe il suo "Le vite de più eccellenti pittori, scultori e architettori", a cui ribatte nel 1553 Ascanio Condivi con un’opera forse dettata dallo stesso Michelangelo.
L’abbondanza delle fonti però non sempre aiuta a calare la biografia di Michelangelo e la sua opera nella realtà storica e ad avere di conseguenza un quadro esaustivo della sua poetica. Anzi forse in alcuni casi addirittura confonde.
Sulle tracce di Michelangelo si è inoltrato Giulio Busi, filologo e storico nel suo ultimo libro "Michelangelo, Mito e solitudine del Rinascimento" (Mondadori). Una strada lungo la quale l’artista si nasconde continuamente rendendosi spesso inafferrabile. E una strada lungo la quale lo segue questa settimana Voci Dipinte in una puntata monografica dedicata al grande artista fiorentino di cui sono ospiti lo stesso professor Giulio Busi e Carla Mazzarelli docente di storia dell'arte moderna all'USI.
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