Non occorre una ricorrenza speciale per tornare a parlare di Fabrizio De André. L’artista genovese travalica stagioni e generazioni, con una poetica unica e un tratto inconfondibile. Da La ballata del Michè, sua prima canzone scritta nel 1960, fino ad Anime salve, ultimo suo lavoro discografico di una bellezza e un’originalità sconcertanti, De André ha raccontato il suo tempo attraverso la sua opera, con uno sguardo profondo e da sempre vicino agli emarginati e agli sconfitti, con un’attenzione costante ai diritti umani e con un linguaggio musicale che si fa via via più complesso e capace d’inglobare aspetti poetici e musicali eterogenei.
In realtà, un’occasione speciale per parlare di lui c’è: si tratta della recentissima uscita del volume Verranno a chiederti di Fabrizio De André (Ed. Paper First), un ritratto d’amore per un poeta eterno, scritto da un suo profondo conoscitore ed estimatore assoluto come il giornalista e scrittore Andrea Scanzi, nostro primo ospite di oggi. E non poteva mancare la voce di un addetto ai lavori come il cantautore Claudio Sanfilippo, per svelarcene gli aspetti più propriamente tecnici e musicali.
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