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La tutela dei diritti fondamentali e umani e la prima strategia svizzera contro il razzismo e l’antisemitismo

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  • Antonio Bolzani
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Nelle ultime settimana l’attualità ci ha offerto due spunti legati alla nostra società che commentiamo, con un’ esperta, nella puntata odierna. Partiamo dalla Svizzera dove una persona su sei ha dichiarato di aver vissuto una situazione di discriminazione razziale nel corso degli ultimi cinque anni. Lo scorso 5 dicembre, il Consiglio federale ha così adottato la prima strategia nazionale contro il razzismo e l’antisemitismo, in risposta alla mozione della Commissione delle istituzioni politiche del Consiglio nazionale denominata «Per una strategia e un piano d’azione contro il razzismo e l’antisemitismo». La notizia di questa nuova strategia si aggancia allo studio dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), pubblicato il 2 dicembre scorso, in cui si dice che la popolazione straniera in Svizzera è molto ben integrata. Più che in altri Paesi, le persone immigrate in Svizzera hanno un buon livello di formazione, un tasso di occupazione molto alto e s’impegnano in modo attivo per imparare una lingua nazionale. Lo studio rileva quale potenziale non interamente sfruttato l’integrazione professionale delle donne, soprattutto se entrate nel quadro del ricongiungimento familiare. L’integrazione nel mercato del lavoro svizzero funziona molto bene. Il tasso di occupazione della popolazione immigrata è pari al 77 per cento e figura tra i più elevati nei Paesi dell’OCSE. Quasi la metà di queste persone esercita delle professioni altamente qualificate e anche questa cifra è più elevata rispetto ad altri Paesi. La conoscenza della lingua locale è uno dei fattori determinanti per una buona integrazione. Dallo studio emerge che la popolazione immigrata in Svizzera è molto ben posizionata sotto questo profilo. Dopo cinque anni, circa la metà delle persone che inizialmente avevano una mera conoscenza di base di una lingua nazionale ha raggiunto un livello avanzato; anche qui, la Svizzera si situa un po’ al di sopra della media dell’UE. Ritornando alla prima strategia nazionale contro il razzismo e l’antisemitismo, con questo progetto il Consiglio federale ha voluto lanciare un segnale forte a favore della tutela dei diritti fondamentali e umani in Svizzera. Lo scopo perseguito è migliorare la rilevazione dei casi di razzismo e antisemitismo, proteggere le persone colpite, rafforzare la prevenzione del razzismo a livello istituzionale e promuovere al contempo l’impegno sociale. La strategia definisce un quadro d’intervento comune per la Confederazione, i Cantoni, le Città e i Comuni e rafforza il dialogo con la società civile. Il razzismo e l’antisemitismo sono una realtà sociale in Svizzera.

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Giornata Mondiale dei Diritti Umani

Tracce 10.12.2025, 14:10

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  • Sarah Tognola

Secondo i dati dell’Ufficio federale di statistica, nel 2024 il 17 per cento della popolazione residente ha dichiarato di aver subito discriminazioni razziali negli ultimi cinque anni. Questo dato corrisponde a quasi una persona su sei, ovvero circa 1,2 milioni di persone di età compresa tra i 15 e gli 88 anni. Le vittime sono discriminate, in particolare, a causa della loro origine o nazionalità effettive o presunte, del colore della pelle o dell’appartenenza religiosa. Le conseguenze sono spesso gravi – minori opportunità sul mercato del lavoro e degli alloggi, svantaggi economici e sanitari ed emarginazione sociale – con ripercussioni sull’intera società. Ma cosa definisce, in concreto, questa strategia che si articola in quattro ambiti d’azione e quali a risultati si prefigge di arrivare? Quali sono i suoi obiettivi? Dalla teoria alla pratica, cosa occorre fare, come, perché, quando e in quali ambiti? Rispetto agli altri Paesi, la Svizzera nella lotta contro il razzismo e l’antisemitismo come è messa? Ne parliamo oggi.

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Diritti umani e povertà

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  • Mattia Pelli

È ospite Michela Trisconi, delegata cantonale all’integrazione degli stranieri presso il Servizio per l’integrazione degli stranieri (SIS) che fa capo alla Segreteria generale del Dipartimento delle istituzioni

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