I numeri parlano chiaro e non lasciano grandi spazi d’interpretazione: in Ticino le nascite continuano a diminuire. Lo ha confermato lo scorso 10 luglio l’Ufficio di statistica cantonale con la pubblicazione dei dati sul “Movimento naturale della popolazione, Ticino, 2024” . Nello scorso anno il numero di nati vivi in Ticino è stato il più basso degli ultimi 40 anni: 2’319 bambine e bambini, in diminuzione di 71 nascite rispetto a quanto osservato nel 2023 (2’390 nascite). Per trovare un valore più basso bisogna risalire al 1985, quando vi erano state 2’311 nascite, ma allora il Ticino contava un minor numero di abitanti. Il tasso di natalità, ossia il rapporto fra le nascite e la popolazione nella quale avvengono, illustra chiaramente questa differenza: nel 1985 vi erano 8,4 nascite ogni mille abitanti, nel 2024 questo valore è sceso a 6,5, il che vuol dire che a parità di nascite in termini assoluti, proporzionalmente nascono molti meno bambini. Il calo delle nascite ha caratterizzato l’ultimo decennio. Confrontando i dati del 2015 con quelli del 2024 constatiamo una diminuzione praticamente lineare e con una differenza di ben 638 nascite e soltanto in due occasioni, a cavallo del 2020, si è osservato un leggero aumento dei casi. Basse e in continua diminuzione le nascite, dunque, ed elevati i decessi anche per l’aumento dell’invecchiamento della popolazione: è questa la fotografia del 2024 che, in sintesi, ci indica che si fanno dei figli sempre più tardi -le cause e i fattori sono diversi, in primis i salari troppo bassi- ma se ne fanno sempre meno. Se le nascite sono il motore della crescita di una popolazione, il confronto con la crescente curva dei decessi non è fonte di ottimismo, anzi ci si deve inquietare e interrogarsi anche perché se il problema del saldo naturale negativo dei cittadini svizzeri -fino al Duemila- era stato in parte compensato e neutralizzato dal ruolo fondamentale dei residenti stranieri, negli ultimi anni l’apporto di coloro che sono arrivati nel nostro Paese è però diminuito, fino ad azzerarsi di recente. Una combinazione che porta il saldo naturale al secondo valore più basso misurato (-1’117 persone), dopo quello del 2020. La statistica sul movimento naturale non si riferisce soltanto alle nascite e ai decessi registrati nel corso dell’anno (2’319 rispettivamente 3’436 casi), ma anche ai matrimoni e ai divorzi (1’140 rispettivamente 657 casi), ai nati morti (11 casi), ai riconoscimenti di paternità (922 casi), alle adozioni (13 casi) e ai cambiamenti di sesso (18 casi). Questi dati permettono inoltre di aggiornare regolarmente indicatori quali l’età media al primo matrimonio o l’età alla nascita del primo figlio. Il calo demografico, un fenomeno che preoccupa tutte le società e le nazioni occidentali, è dunque il tema odierno sul quale desideriamo riflettere con due ospiti. Dobbiamo rassegnarci oppure vi sono delle soluzioni e dei rimedi per arginare la progressiva e costante diminuzione delle nascite in una società in cui le incertezze per i giovani sono molte, gli stipendi spesso troppo bassi per mantenere una famiglia e il costo della vita che incide sempre più pesantemente sui bilanci con spese mensili in costante incremento?
Ne parliamo con Barbara Manzoni, giornalista del settimanale Azione e Gian Carlo Blangiardo, ricercatore e già professore ordinario di Demografia presso la Facoltà di Statistica dell’ Università degli Studi di Milano Bicocca e presidente dell’ISTAT (Istituto Nazionale italiano di Statistica) dal 4 febbraio 2019 al 22 marzo 2023.
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