Oggi, la storia

La fine di un “Grande”

Rete Due, venerdì 10 ottobre, 07:05

  • 10.10.2014, 09:05
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Taddeo di Bartolo, Cesare e Pompeo Magno, affresco, 1414, Siena, Palazzo Pubblico.

  • Wikipedia
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Oggi, la storia 10.10.14

Oggi, la storia 10.10.2014, 07:05

Alla fine di settembre del 48 a.C., più di un anno e mezzo dopo che Cesare aveva passato il Rubicone all'insegna del celebro motto «Alea iacta est» («Il dado è tratto!»), trovò la morte il principale avversario di Cesare stesso: Gneo Pompeo Magno. Allo scoppio della guerra civile Pompeo, sostenitore del partito dei nobiles e degli ottimati, fu sconfitto nella battaglia di Farsalo (9 agosto del 48). Mentre Cesare di fronte al campo di battaglia disseminato dai cadaveri nemici esclamava «L'hanno voluto loro» – riferendosi con queste parole ai suoi avversari politici –, Pompeo si dava alla fuga. Giunto in Egitto, dove sperava di trovare rifugio dai suoi inseguitori, si presentò alla corte di re Tolemeo, dove tuttavia fu accolto – inconsapevole! – dai suoi carnefici.

Così racconta il biografo greco Plutarco: «Pompeo scese nella barca. La distanza tra la trireme e la terraferma era abbastanza grande. Poiché nessuno di quelli che erano con lui gli rivolgeva una parola gentile, guardando Settimio, disse: “Mi sbaglio o Tu sei stati un mio compagno d'armi?”. Quello gli rispose solo con un cenno del capo, senza aggiungere una parola o avere una manifestazione d'affetto. Si fece di nuovo silenzio assoluto: in quel momento, mentre Pompeo prendeva la mano di Filippo per alzarsi più facilmente, Settimio per primo, alle spalle, lo trapassò con la spada e dopo di lui, prima Salvio e poi Achilla, sguainarono le loro. Pompeo, tirandosi la toga sul volto con entrambe le mani senza dire o fare nulla d'indegno di sé, ma levando soltanto un gemito, sopportò i colpi con fermezza. Aveva vissuto 59 anni, morì il giorno successivo a quello del suo compleanno».

Plutarco aggiunge che gli assassini decapitarono Pompeo e gettarono il corpo nudo al di fuori dell'imbarcazione, mentre il suo capo mozzato venne offerto in dono a Cesare. Alla vista del capo mozzato Cesare si ritrasse con orrore e scoppiò in lacrime nel ricevere il suo sigillo, su cui era impresso un leone armato di spada. Così finiva la gloria politica e militare di Pompeo detto «il Grande», come a suo tempo Alessandro il Macedone. Alleato di Cesare durante il cosiddetto primo triumvirato, divenne il suo più acerrimo nemico e la prima vittima illustre di una guerra civile che si protrasse fino al 45. Non senza tragica ironia l'anno successivo, Cesare, il vincitore, alle idi di marzo, veniva assassinato nella curia di Pompeo, proprio ai piedi della statua del rivale.
Alessandro Stroppa

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