Basket e integrazione, da Antetokounmpo a Marco Sassella

La vicenda di Giannis Antetokounmpo, dall’infanzia difficile in Grecia all’ascesa a stella del basket NBA, ha ispirato film e documentari. È una storia di lavoro, forza di volontà, necessità di riemergere, ma anche di riconoscenza: verso il paese che gli ha permesso di emanciparsi attraverso il basket e verso la squadra, i Milwaukee Bucks, che lo ha accolto in NBA e che in dieci anni non ha ancora abbandonato nonostante le molte offerte dalle altre franchigie nordamericane.

La stessa riconoscenza - in questo caso verso la pallacanestro - l’ha messa Marco Sassella nella Fondazione Op(s)portunity, nata nel 2017 e che opera principalmente con i richiedenti l’asilo che arrivano in Ticino. “Credo che questa iniziativa arrivi da un desiderio, più che da una necessità - ha spiegato lunedì su Rete Uno a Tempi Supplementari l’ex cestista di Massagno, Vacallo e Lugano - Visto che il basket mi ha dato tanto, di indole voglio restituire qualcosa attraverso questo sport”.

Partendo dall vicenda di Amir, ragazzo afgano rimasto in Svizzera grazie alla mobilitazione del basket ticinese contro il decreto di espulsione, il 48enne ha raccontato la bellezza e la semplicità del progetto: “Il concetto della fondazione è quello di appassionare i ragazzi quando sono nel centro rifugiati in modo che, quando trovano una nuova sistemazione, possano essere integrati nella società tramite le varie associazioni di pallacanestro sparse sul territorio ticinese”.