Da Lille alla terra dei vulcani sopiti, dieci giorni di Tour in una settimana lunghissima perché non sia mai detto che l’Esagono rimanga privo del suo “grande ricciolo” proprio nel giorno della festa nazionale, quella in cui hanno fatto festa il popolo in giallo, un irlandese piccolo e fantasioso e uno sloveno felice di non avere più la maglia.
In ordine, i francesi che non “si incaxxano” più, con buona pace di Paolo Conte: non vincono al Tour il 14 luglio dal 2017 (Barguil) e lo zuccherino di Lenny Martinez “a pois” può bastare.
Ben Healy è il nuovo beniamino del Tour, un “fughista” con tutti i crismi, una di quelle storie che fanno bene a grandi e piccini e, soprattutto, non danno fastidio a chi il Giallo lo vuole a Parigi e non a metà Tour de France. A Mont Dore Pogacar ha disinnescato il primo articolato attacco della Visma, lo ha fatto controllando e non attaccando, se non per dimostrare nel finale che è, attualmente, il più forte.
Pogacar ha anche dichiarato nell’ultima salita chi teme e chi no: Vingegaard con il suo super gregario Jorgenson, non Remco Evenepoel, neanche considerato e inseguito quando ha allungato, come a voler dire “non sei ancora al nostro livello in una gara come questa”.
La settimana lunghissima ha regalato dieci tappe griffate solo da grandi nomi: Philipsen, Milan, Healy, Simon Yates, Merlier per due, Mathieu Van der Poel (se avesse realizzato anche l’impresa di Châteauroux avrebbe ulteriormente innalzato il suo status di divinità del pedale) e, ovviamente, Tadej Pogacar al quadrato, il tutto per confermare che qui corre e vince solo “la crème”.
Ora un giorno per tirare il fiato, leccarsi le ferite, ridisegnare tattiche forse sorpassate. La UAE osserva un po’ più tranquilla, con la EF ha trovato un’alleata per risparmiare preziose energie ma sa che una cosa è cambiata, ufficialmente sul piattone di domenica, in realtà a pochi chilometri dal Mur de Bretagne: Joao Almeida. Il portoghese era l’assicurazione di Pogacar, l’uomo del 2025, il più fedele e prezioso gregario per gli eventuali momenti difficili.
Da qui a Parigi ci saranno per il Campione del Mondo i luoghi della redenzione: le salite dove Vingegaard lo ha messo in difficoltà (Ventoux, per la prima volta) o battuto (Loze e Hautacam), in un Tour che dal loro duopolio non pare proprio voler, o poter, uscire.

Tour de France, l'arrivo della 10a tappa (RSI LA1 Sport Live 14.07.2025, 14h40)
RSI Sport 14.07.2025, 18:03