Da caccia al cervo a caccia alla pantegana

di Piergiorgio Giambonini

Salvo rarissime eccezioni a confermare peraltro la regola, da ormai 11 anni il territorio di caccia dell’hockey ticinese è quello che si estende a cavallo del confine che separa i sogni dagli incubi. Caccia al cervo, insomma, che spesso e per nulla volentieri diventa caccia alla pantegana. Che può avere un suo senso, e soprattutto una sua necessità, ma che insomma…

Undici anni poverissimi di soddisfazioni, pur con l’apice della finale giocata la scorsa primavera dal Lugano. Undici anni carichi invece di preoccupazioni in misura inversamente proporzionale ai risultati ottenuti. Figli, anche, di strategie societarie e sportive cariche, loro, di punti interrogativi, e di scelte che i fatti hanno dimostrato sbagliate. Undici anni, un incessante viavai di allenatori alla Resega come alla Valascia. E oggi ci risiamo.

A -4 dal traguardo della regular season, il Lugano ancora lotta per garantirsi i playoff. Sei i punti di vantaggio sul Langnau nono, che ha però una partita da recuperare. Che questo Lugano sia ancora a rischio playout è in ogni caso uno scandalo. Che questo Lugano, se riuscirà a scacciare gli incubi, possa poi tornare a sognare, è in ogni caso possibile. Purché, ovvio, questo Lugano nelle prossime settimane riesca in qualche modo a cambiare radicalmente pelle.

A -5 dagli ormai certi playout, l’Ambrì - capace di rovinare nuovamente tutto già in autunno - messo com’è oggi, può e deve avere un solo obiettivo: ovvero, una volta di più, una salvezza il più rapida e il più indolore possibile. Con otto punti da recuperare al Kloten decimo, i biancoblù difficilmente eviteranno però il primo spareggio con il Friborgo. E il 21 marzo, in perfetta concomitanza con l’inizio della primavera, per loro si riaprirà allora la caccia alla pantegana. E la fuga dagli incubi. A disposizione, esattamente un mese per farsi trovare pronti.