Dall'inviato a Parigi Luca Pedroni
"Non so più parlare italiano così bene, ma provo a farlo in questa intervista", è iniziata così la chiacchierata con Leonardo Genoni, portiere della Nazionale sempre più sulla cresta dell'onda. Come lascia intuire il suo cognome, la conoscenza della nostra lingua proviene dal padre ticinese e da tre anni della sua infanzia trascorsi in Ticino.
Leonardo, spesso i portieri sono personaggi eccentrici, originali, tu appari sempre molto pacato...
"Sono sempre molto calmo, ma quando commetto degli errori sono capace di arrabbiarmi molto. Il Genoni che vedete sul ghiaccio è però lo stesso che potete ritrovare fuori".
Nella vita privata quali sono le tue passioni?
"In questo momento sto studiando economia. Mi piace molto anche se mi prende tanto tempo per imparare e scrivere. Al primo posto però metto la mia famiglia. Amo stare all'aria aperta con mia moglie e i miei figli, giocare con loro e fare qualche altro sport".
La famiglia ricorre spesso nei tuoi discorsi...
"Sono stati molto importanti per la mia carriera. Con i miei fratelli giocavamo a hockey in una grande camera della nostra casa, mentre mia madre ha guidato per moltissimi chilometri per portarmi agli allenamenti. Si prendeva cura del mio equipaggiamento, lo ordinava e lo lavava. Non lo dimenticherò mai. Senza di lei non sarei mai potuto diventare un portiere".
Nove anni alla corte di Arno Del Curto, com'è essere guidati dal guru della NLA?
"Era speciale, perché per me è stato anche il mio primo contratto da professionista. Passavo molto tempo con l'allenatore dei portieri, ma Arno con me è stato bravissimo, perché mi ha lasciato imparare tantissimo. Mi ha permesso di crescere durante le partite e gli allenamenti. L'ho notato soprattutto adesso che ho cambiato squadra. A Berna ho un nuovo staff, ci sono cose migliori di prima, ma anche peggiori..." (sorride, ndr).
Per te è stato un bel cambiamento...
"Andare in una città dove non avevo mai vissuto è stato un grande cambiamento. Ho voluto fare qualcosa di diverso. Nei Grigioni ho vinto tanto e mi piaceva, ma volevo provare qualcosa di nuovo. Volevo vedere se ero in grado di vincere anche con un'altra squadra. Ne ho parlato con mia moglie e ho accettato l'offerta degli Orsi".
Con la Nazionale sei al quarto Mondiale...
"Quello che mi piace del Mondiale è vedere sempre posti nuovi. Sono stato a Ostrava, a Minsk, a Praga e ora a Parigi. È bello osservare la popolazione e vedere se ci sono delle emozioni per l'hockey. A Minsk avevamo pochi contatti con l'esterno a causa della Polizia, mentre qui in Francia si vede che non conoscono molto il nostro sport".
Lo staff tecnico ha molta fiducia in te...
Si tratta di un'altra nuova esperienza per me. Durante l'anno non ho mai giocato tre partite di fila con la Nazionale e invece al Mondiale addirittura tre delle prime quattro. Dopo una stagione così positiva volevo venire al Mondiale e fare un altro passo avanti. Contro i francesi non ho giocato tanto bene, ma Fischer mi ha inserito ancora con la Bielorussia ed è stato perfetto. Io però so che devo migliorare ancora per giocare di più".
Legato a Rete Uno Sport del 14.05.2017, 10h00.