Hockey - nazionale

Non può essere l’Euro Hockey Tour a dissipare le certezze

Fischer ha in testa da tempo la Svizzera che si vedrà all’opera a Milano Cortina

  • 2 ore fa
I test sono finiti

I test sono finiti

  • Keystone
Di: Ariele Mombelli 

Dopo l’argento Mondiale, due tornei dell’Euro Hockey Tour. Prima quello ad inizio ottobre in Finlandia, poi quello casalingo dell’ultimo weekend. Il risultato della Svizzera? Lo stesso, identico: un ultimo posto, vero, che però non può e non deve in alcun modo insidiare dubbi su quanto di buono si è costruito fin qui, né tantomeno preoccupare in vista delle Olimpiadi. Perché trattasi di tornei competitivi, ma pur sempre amichevoli. E, soprattutto, perché la sperimentale selezione vista all’opera a Tampere - l’unica, giusto per notare, in grado di cogliere un successo nei due tornei - non sarà quella che si ritroverà in pista nel prossimo febbraio. Proprio come quella più recente di Zurigo - nel solco di una maggiore continuità e forse di qualche certezza in più - che invece non ha mai mancato le prestazioni, bensì le vittorie.

C’è da scommettere che Fischer - a proposito, ottimi i tempi della SIHF per comunicare la sua uscita di scena per non lasciare adito a possibili (e comprensibili) speculazioni - la selezione in vista di Milano Cortina l’abbia già elencata nella sua testa e, verosimilmente, pure disegnata sul ghiaccio. Non si spiegherebbe, altrimenti, la scelta di un cambiamento così radicale nelle scelte da un mese all’altro, come pure l’esclusione di alcuni uomini di fiducia nell’ultimo appuntamento utile per rodare i meccanismi. L’esempio più lampante, in tal senso, è quello di Michael Fora, assente nell’ultima settimana ma di cui difficilmente il selezionatore si priverà. No, Fischer sapeva (e sa) che buona parte del roster si sposterà da oltreoceano. E, dunque, ha utilizzato gli ultimi due slot disponibili per individuare nei (pochi) singoli quelle caratteristiche che possano sposarsi bene con la sua filosofia di gioco e, soprattutto, all’interno di un gruppo per lui praticamente definito. Per sciogliere gli ultimissimi dubbi, insomma.

La bravura, in tal senso, è quella aver costruito negli anni - ad eccezione della nota situazione di Bichsel, di fatto autoesclusosi - un ottimo rapporto con i giocatori impegnati in Nordamerica. La fortuna, rispetto ad alcune Nazionali, è quella di averli potuti impiegare (e conoscere) con una certa costanza durante i Mondiali degli ultimi anni. Nell’era Fischer, dei dieci giocatori oggi impiegati in NHL, tutti hanno almeno disputato una rassegna iridata: Hischier e Niederreiter 6, Fiala e Siegenthaler 5, Meier, Moser e Kurashev 4, Josi 3, Suter 2 e Schmid 1. Ed è dunque naturale affidarsi a loro, metterli al centro e costruirci attorno; fondandosi su quelle (numerose) certezze del nostro campionato che proprio ai Mondiali hanno più volte dimostrato il loro valore. E ottenuto risultati. La speranza, allora, è quella di mettere in mostra tutti i progressi anche ai Giochi. E di replicarli, i risultati.

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