Da oltre trent’anni il dottor Riccardo Ceccarelli è uno dei punti di riferimento per gli sportivi di altissimo livello, del calibro di Ayrton Senna, Max Verstappen e Jannik Sinner. II suo lavoro ha portato alla creazione del “Mental Economy Training”, un allenamento per la psiche che nel concreto aiuta gli atleti a diminuire il carico emotivo davanti all’errore, il pensiero negativo, e ad eliminare lo spreco di energia mentale. La cura della mente, che è ancora un tabù in certi ambienti, è una componente essenziale della performance sportiva e lui l’ha capito sin dall’inizio del suo percorso, nato nel lontano 1989, proprio dalla Formula 1. Nel paddock di Monza ci ha raccontato una piccola parte della sua interessante storia.
Come è entrato a far parte della F1?
Grazie a un clamoroso fallimento, perché volevo fare il pilota ed ero convinto da giovane di essere un talento. Ho scoperto poi che ero semplicemente lento e quindi non avrei potuto fare il pilota, però ho avuto il modo di conoscere sui campi di gara Ivan Capelli, l’avversario che aveva il talento e lì siamo diventati amici. Quando lui è arrivato in Formula 1, nel frattempo io mi ero laureato in medicina e nel 1989 ho iniziato a fare il medico a Ivan e al team Leyton House.
Cosa le ha regalato l’ambiente della Formula 1?
La cosa bella è quando uno vede realizzare i propri sogni. Io, quando sono entrato a fare il medico, praticamente non c’erano medici in Formula 1, era il 1989, e il mio sogno era costruire qualcosa, portare una cultura medica. E quindi, piano piano, mi sono impegnato e ho cominciato a realizzare degli strumenti per monitorare i piloti, lo stress, studiare le loro performance, allenarli fisicamente e mentalmente.
E oggi in cosa si è trasformato?
In una realtà che è leader mondiale in questo settore, che porta 10 persone a ogni gara di Formula 1. Siamo 80-90 persone che lavorano in tutte le altre categorie, dal go-kart fino all’IMSA e al WEC. Curiamo la preparazione dei piloti, sia dal punto di vista fisico che mentale.
Quindi è partito tutto dalla Formula 1?
Quello che era un sogno 35 anni fa, oggi è diventato realtà. Nel nostro caso la Formula 1 ha fatto scuola, perché oggi quello che noi abbiamo imparato in Formula 1 l’abbiamo trasportato nel tennis, dove siamo con Jannik Sinner. Siamo, inoltre, con alcuni dei migliori sciatori al mondo, abbiamo la nazionale canadese, la nazionale americana, la nazionale italiana e tanti altri atleti di prestigio. Possiamo dire con orgoglio che la Formula 1 ha insegnato qualcosa agli altri sport.
Cosa vuol dire far parte di questo ambiente?
Sono il medico dello sport da 35 anni in questa gabbia di matti che è il paddock di F1. Ovviamente ogni giorno è un’emozione, perché non è un ambiente che annoia, c’è sempre qualcosa di nuovo, c’è sempre qualcosa che ci permette di darci degli stimoli, perché la cosa peggiore è la routine, la monotonia, e qui questa non esiste.
Chi era il suo pilota preferito che l’ha fatta avvicinare alla F1?
Ivan Capelli, ovviamente.

F1, l’intervista a Riccardo Ceccarelli (01.09.2024)
RSI Sport 01.09.2024, 13:16