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Domenica in scena

L’ultimo uomo

drammaturgia e regia di Nicolas Joos

  • Oggi
  • 36 min
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Con Nicolas Joos, Diego Pitruzzella, Aki Pitruzzella
Presa del suono editing e sonorizzazione Thomas Chiesa
Produzione Francesca Giorzi

Se improvvisamente San Michele Arcangelo con un post annunciasse la fine del Mondo? E se una gigantesca Amanita Muscaria spuntasse a Sud del Ticino? Non avrei neanche il tempo per farmi un ultimo selfie. Se non morissi all’istante per il fuoco, l’onda d’urto e le radiazioni generate dal fungo, vedrei il cielo sopra il monte San Salvatore diventare grigio scuro. Poi arriverebbe il buio, il freddo e la pioggia per decenni. L’inverno nucleare. Niente più vegetazione, niente più cibo. E io? Che farei? Che farei durante una guerra improvvisa o un’Apocalisse Biblica? Che farei durante una grave malattia? Cercherei di raggiungere il prima possibile i miei cari. Se mi rimanesse poco da vivere è con loro che vorrei stare. Tutti gli attaccamenti alla vita, le zavorre che mi porto dietro, svanirebbero in un istante. Non penserei più ai soldi, alle macchine, alle proprietà, alla cassa malati da pagare, non penserei neanche più alla malattia. Nel dramma estremo sarei molto più leggero. Sarei solo corpo, pensieri ed emozioni. Tutto il resto sarebbe zavorra. È cosi che sono venuto al Mondo e cosi me ne dovrò andare. Cosa direi a mio figlio prima della fine? Gli racconterei una storia? Si. Probabilmente una storia allegra o forse addirittura una barzelletta. Le storie a questo servono, a condividere le emozioni. Cercherei di dargli fiducia e coraggio pur sapendo che la morte è vicina. Lo abbraccerei e gli direi che gli voglio un Mondo di bene. Nella vita non ci resta altro che andare avanti e camminare sperando in un futuro migliore. Anche se il futuro non c’è più. Che ci facciamo qui? Che senso ha vivere? Perché ci sono le malattie e le guerre? Perché tanta sofferenza? Tanto tutti là dobbiamo arrivare. Le religioni dicono che le sofferenze sono occasioni per purificare l’anima. L’anima si cura, quando il corpo riesce a superare le difficoltà e trasformare i macigni che la vita ci scaraventa addosso, in piume. Non è assolutamente facile trovare la felicità, soprattutto di questi tempi, ma l’anima non ha fretta e soprattutto non ha una sola vita. Penso alla morte, a quando il mio corpo non avrà più un’anima. Devo cercare di liberarmi il prima possibile da tutte le zavorre, per sentirmi sereno, leggero, pronto, ora. A me non serve il post di San Michele Arcangelo. 

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