La RSI

“Ho visto un... cabarè!” - Omaggio alla Milano che ride

La storia del cabaret milanese raccontata da Gian Luca Verga in occasione dell’evento

  • 14 febbraio, 09:23
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Di: Gian Luca Verga 

Prima c’era il Santa Tecla, aperto nel secondo Dopoguerra dove si suonava soprattutto il jazz. Poi è arrivato l’Intra’s Derby Club, in onore del direttore artistico Enrico Intra, celebre jazzista e compositore; in seguito, semplicemente “Derby”, sempre in via Monte Rosa, zona Ippodromo, San Siro per intenderci.

Questi, oltre al Cab 64 e al più raffinato Nebbia Club sono i più celebri locali in cui Milano inventa il cabaret d’autore, in una stagione artistica irripetibile che tra notti infinite, fumi e alte gradazioni alcoliche ci insegnò anche a riderci addosso tra monologhi, sceneggiate, umorismo surreale e la satira politica e sociale. Sono gli anni ’60 e l’ambiente culturale e artistico milanese del tempo è vivace, stimolante. Su quei palcoscenici si muovono artisti di belle speranze che affondando nella cultura popolare la propria ragione d’essere e offrono una ventata di comicità anticonvenzionale per l’epoca, in un’Italia che in pieno boom economico iniziava ad interrogarsi anche su sé stessa con l’orecchio teso agli stimoli provenienti dall’estero. Per oltre vent’anni e più, immancabile l’appuntamento notturno era al Derby Club. Si radunavano intellettuali, attori, registi famosi, designer, pubblicitari e poi la nobiltà, decaduta e non, i calciatori, i giornalisti e spesso la malavita.

“Tutta Milano era al Derby e il Derby raccontava Milano”, dicevano. C’era musica, c’era cabaret, c’era vita!
E poi, come sappiamo, negli anni ’80 nacque lo Zelig, che un decennio dopo approdò con successo in televisione. Il Derby chiuse definitivamente quarant’anni fa, nel 1985; lo Zelig, in viale Monza, idealmente raccolse il testimone nascendo pochi mesi dopo. E dando la stura anche a una nuova generazione di comici e linguaggi. Così come prima c’erano Fo, Jannacci, Gaber, i Gufi, Cochi e Renato, il Gruppo Motore, poi, tra i molti lo Zelig accolse oltre a chi s’era già fatto le ossa al Derby, gente come Paolo Rossi e Claudio Bisio, Antonio Albanese, Aldo Giovanni e Giacomo, Gioele Dix, Gene Gnocchi, Maurizio Milani, Dario Vergassola o Flavio Oreglio.
C’è dunque un robusto filo rosso che lega dalla fine degli anni ’50 una storia ricca, intensa di volti, voci e linguaggi che hanno fatto ridere, sognare (e pensare) Milano prima, tutti noi poi. Anche con l’ausilio della musica, terreno fertile per raccontar la vita in ogni sua sfumatura.
A quella stagione di cabaret, musica e sperimentazione teatrale dedichiamo una serata speciale: “Ho visto un…cabarè”!
Certo il titolo è mutuato dalla celeberrima “Ho visto un re” di Jannacci, indefesso motore artistico di quelle stagioni.
Mentre il termine “cabaret”, che deriva dal francese cabarè (vassoio), volgarizzato poi in cabaret, acquista anche il significato di osteria, taverna, sino a conformarsi in locale notturno con spettacoli di varietà, e di varia umanità aggiungerei.
Una serata speciale, un deferente omaggio alla Milano che ride e rideva, che si avvale della presenza di artisti che hanno contribuito a edificare questa storia. Il Maestro Enrico Intra ad esempio. Leggenda del jazz, pianista e compositore, direttore artistico del primo Derby che portava il suo nome.
Cochi Ponzoni non credo abbia bisogno di particolari presentazioni. Lo storico sodalizio “Cochi e Renato”, la loro comicità surreale ha attraversato il tempo senza perdere un grammo della propria genialità.
Flavio Oreglio, musicista, scrittore e attore vanta una lunga esperienza maturata tra gli anni ‘80 e ‘90 nei cabaret milanesi dove ha definito uno stile originale che l’ha portato a diventare fenomeno di costume agli inizi del nuovo millennio con il “Momento catartico”, proposto a Zelig. Ma è anche l’appassionato motore dell’Archivio Storico del Cabaret Italiano. E non da ultimo Folco Orselli musicista e cantautore milanese fino al midollo, amante del blues, che mantiene viva, attualizzandola, la tradizione milanese della canzone.
Non mancheranno preziosi contributi conservati nelle teche della RSI.
Conduce la serata Gian Luca Verga.

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