La RSI

Anche da noi il cinema offre opportunità interessanti

Intervista alla produttrice indipendente Michela Pini

  • 14.08.2020, 08:47
michela pini

Lo spunto per questa intervista parte dal film L’ospite (in onda lunedì 17 agosto alle 23.20 su LA 1), al quale Lei ha contribuito in veste di co-produttrice. Perché vederlo?

Perché racconta una storia molto vera, che rispecchia la realtà del giorno d’oggi e la quotidianità di molte coppie. È, insomma, un film onesto, intelligente, in cui riconoscersi, che presenta tratti condivisi del nostro tempo, della nostra società, e lo fa con profondità, ma senza rinunciare a far sorridere.

Rispetto a quando Lei ha iniziato, oggi il cinema offre, nella Svizzera italiana, opportunità maggiori o minori? In altre parole, c’è spazio per giovani di talento?

Molto più di quanto ho iniziato io! Negli ultimi 10 anni il cinema della Svizzera italiana ha fatto un salto enorme. Una produttività simile non si era mai vista prima, ci sono nuovi registi e nuovi autori e c’è uno spirito di squadra che porta a collaborare tanto qui da noi che con altre realtà produttive più importanti di oltre San Gottardo. Il mio primo set importante era stato Sinestesia, di Erik Bernasconi, nel 2010.
Quanto alle possibilità di lavoro, ci sono eccome, anzi capita che a mancare siano giovani appassionati di cinema, pronti a mettersi in discussione, ad imparare e a crescere senza chiedere subito la luna. Per lavorare dietro le quinte su un set non occorrono necessariamente studi di cinema, ma soprattutto disponibilità (le ore non si contano).
Nelle professioni più tecniche abbiamo bisogno di fonici, truccatrici, costumiste: capita che, quando lavoriamo su due set contemporaneamente, ci si debba rivolgere altrove per reclutare il personale, anche se noi vorremmo privilegiare, laddove possibile, nuove leve della Svizzera italiana. Invito chiunque fosse interessato a farsi avanti e a provare con uno stage, l’unica via concreta.

Quale importanza e quale ruolo ha oggi il Servizio pubblico nel sostegno alla produzione cinematografica regionale?

Un ruolo essenziale, in tutto il Paese, ma soprattutto nella nostra regione dove, senza il contributo della SSR RSI, buona parte dei progetti non sarebbero fattibili.

Ormai scomparsi Tanner, Reusser, Goretta, Danel Schmid, e anziani Godard, Xavier Koller, Fredi M. Murer, come sta, dal Suo punto di vista, il cinema svizzero?

Stiamo vivendo una sorta di seconda Nouvelle Vague legata a registi che cercano di sperimentare tutti i generi, sia il mainstream che opere più impegnate e sperimentali. In questo senso sono molto ottimista.
Tra i grandi problemi con cui il settore è da tempo chiamato a confrontarsi - che la pandemia e il Lockdown hanno ulteriormente aggravato - c’è il fatto che la gente al cinema (per il quale i film sono stati creati) ci va sempre più raramente preferendo consumarlo in TV e online.
Sembra paradossale, ma sarebbe più redditizio vendere un film a Netflix, che del resto oggi è tra i principali produttori al mondo. Un altro ostacolo - che tocca il cinema svizzero e di altre realtà paragonabili alla nostra - è la difficoltà di essere distribuito all’estero, sui mercati più importanti già sovraffollati.

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