Il sabato mattina, alle 10:30, su Rete Tre (e se li volete vedere anche su LA 2) c’è un gruppo comico che ti fa venire voglia di accendere la radio. Ci sono, beninteso, altri spazi umoristici nella programmazione della terza rete RSI, ma avere una squadra di matti tutti insieme, tutto in una volta, rende il sabato speciale. Paolo Guglielmoni e Joas Balmelli, in studio, dirigono le danze, mentre là fuori un sacco di personaggi alla Mai Dire Gol si collegano per dire la loro.
Com’è nata la coppia radio Paolo – Joas?
Paolo: Da qualche anno, realizziamo sketch sui social di Rete Tre. In questo momento, per la pagina Instagram RsiBarnum. Poi, dalla scorsa estate, conduciamo insieme anche alla radio.
Joas: Paolo è sempre stato il mio idolo ma non lo avevo mai visto da vicino, non ero certo che esistesse davvero. Quando qualche anno fa Christian Testoni mi portò per la prima volta in radio Paolo mi guardò ed emise una delle sue sobrie risate esclamando "tu sei quello dei video con i personaggi strani!". Fu così che nacque l'amore, professionalmente parlando. Lavorando al suo fianco mi rendo conto di essere fortunato e mi tremano le ginocchia. Come se uno che ama picchiare le padelle con il mestolo divenisse improvvisamente il batterista dei Foo Fighters.
La differenza generazionale fra voi due può aggiungere qualche spunto comico in più? Si sente il “boomer-graben”?
P.: Io cerco di stare attaccato al treno, ma il boomer-graben c’è, eccome. Il sale di una coppia comica sono i contrasti. Io di Lugano, lui di Bellinzona. Io finto cittadino del mondo, lui prigioniero della sua CamorinoLand. Lui 30-something, io 50enne. Ci scherziamo sopra. Per noi boomer, l’unica via è riderci su.
J.: Nemmeno io sono più di primo pelo ormai, in questo caso più che di boomer-graben parlerei di MonteCeneri-graben. Ironizziamo su questioni che spesso contrappongono i campanili della Svizzera italiana: valle vs città, benestante vs poro mostro, Graubünden vs Tesin, smart vs güzz, italiano vs dialett, Ambrì vs Lügan, alto & magro vs basso & in carne. Alla fine chiudiamo sempre il cerchio evidenziando il fatto che dopotutto, siamo tutti figli uguali del pezzo di mondo che più ci piace.
Un bilancio di questi primi mesi de Il Sabato del Villaggio, siete soddisfatti dei riscontri?
P.: Viviamo in un Paese che ha voglia di ridere dei nostri “potenti”, come ogni Paese libero. Se i nostri personaggi pubblici ne “combinano” una, noi lo raccontiamo da un punto di vista comico, partendo da cose che i protagonisti hanno detto/fatto pubblicamente. Noto con piacere che i nostri grossi calibri mostrano nel tempo una capacità autoironica, ciò che li rende più simpatici agli occhi della gente. Per fare un primo bilancio, direi che piacciono i personaggi in collegamento interpretati da Flavio Sala e Michele Häusermann, come la parte femminile del format: Evelin Casati con “Casa Casati”, Sheila Barenco da Lostallo con le “Moesa News” e Cinzia Cereghetti da Coldrerio con il “Fitness casalingo”.
J.: Grazie a Paolo, super professionista molto preciso e preparato, siamo riusciti a dare un buon ritmo alle due ore di trasmissione. I collegamenti con l'esterno sono oro, parecchi riscontri positivi giungono anche da chi ci guarda in TV proprio perché l'immagine - mediante travestimenti improbabili, espressioni facciali buffe e movenze impacciate - rafforza il valore comico dei nostri interventi.
In un periodo come quello della pandemia è facile far ridere? Bisogna far particolare attenzione?
P.: Io credo che oggi la gente abbia più bisogno di ridere di ieri. Quindi, nel piccolo, io e Joas e tutti quelli che fanno umorismo abbiamo un ruolo in questa situazione. Bisogna, ovvio, avere grande attenzione nel non banalizzare la sofferenza di questo anno e mezzo di pandemia, ma c’è tanto bisogno di una risata per tirarsi su.
J.: Il nostro lavoro ha una sua deontologia, bisogna rispettarla sempre, che si faccia comicità in un periodo di pandemia, che si parli di politica o che si ironizzi sui balabiott della Melezza.
Capita che i nostri ascoltatori ci ringraziano proprio perché riusciamo a strappar loro un sorriso malgrado il cupo contesto in cui ci troviamo, ritengo che si tratti del più alto livello di gratificazione cui un comico possa ambire.
Programmi per il futuro?
P.: L’ultima puntata di questo ciclo è fissata per il 3 luglio. Poi riprendiamo da sabato 4 settembre, tutti i sabati su Rete Tre. Durante l’autunno, entreremo e lavoreremo nel nuovo Visual Studio di Comano, uno passo che ci permetterà di essere più efficaci nella parte visiva del programma che ha un suo peso (in simultanea con la radio, “Il Sabato del Villaggio” è in diretta su LA2, ndr).
J.: Per quanto mi riguarda mi concentrerò maggiormente sui personaggi, entrando in scena con una parte comica ben definita. Berset, Petkovic, l'uomo dei discorsi... Sogno un giorno di interpretare il politico medio della Svizzera italiana. Il mio obbiettivo finale rimane tuttavia quello di condurre, in coabitazione con Carla Norghauer e Rachele Bianchi Porro, una trasmissione sulla diaspora elvetica in California, se possibile dagli studi RSI di Santa Barbara.