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Arzo 1943

Storie, LA 1, domenica 23 gennaio, 20.40. Un documentario di Ruben Rossello. Perché venne respinta Liliana Segre?

  • 20 January 2022, 15:41
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Alberto e Luciano scendono lungo la cava dove passò la mamma la mattina dell'8.12.1943

A pochi giorni dalla ricorrenza del Giorno della Memoria, domenica 23 gennaio alle 20.40 su RSI LA 1, Storie presenta Arzo 1943, un documentario prodotto da RSI per la regia di Ruben Rossello sulle ragioni del respingimento di Liliana Segre alla frontiera svizzera di Arzo avvenuto l’8 dicembre del 1943. Lunghe ricerche e nuovi studi storici hanno consentito di ricostruire quanto avvenne al confine in quel giorno e durante tutto l’autunno 1943, quando gli ebrei italiani cercarono rifugio in Svizzera per salvarsi dalla persecuzione nazista e fascista. Se ne parlerà in studio, prima e dopo la proiezione del documentario, con gli ospiti di Rachele Bianchi Porro che porteranno altre preziose testimonianze sul tema.

Come è noto, il Ticino venne direttamente coinvolto nel dramma degli ebrei italiani, i quali nell’autunno del ‘43 tentarono in massa di entrare in Svizzera per sfuggire alla persecuzione nazista e fascista. La frontiera tra Italia e Svizzera, che durante i quattro anni di guerra visse lontana da qualunque coinvolgimento, dopo l’armistizio tra Italia e Alleati dell’8 settembre 1943 e l’immediata occupazione tedesca del Nord Italia, divenne la meta agognata di antifascisti, militari sbandati, disertori, ex prigionieri alleati e soprattutto - dopo che nel volgere di pochi giorni si diffusero le notizie della persecuzione e delle prime stragi naziste – di ebrei. La frontiera svizzera diverrà allora la frontiera della speranza: a migliaia vennero accolti, ma come ben noto ci furono anche periodi di severi respingimenti, tra cui quelli di Liliana Segre e del padre Alberto. Perché i Segre vennero respinti? Quanti furono gli accolti e quanti i respinti? E la popolazione come reagì di fronte al dramma di questi uomini e donne in fuga?

Porteranno la loro testimonianza gli ospiti di Storie:

- Bruna Cases, milanese di origine ebraica, rifugiatasi in Svizzera nel 1943 passando con la famiglia per i boschi di Stabio quando aveva 9 anni. Passò in Svizzera due anni, dapprima al campo dell’Hotel Majestic di Lugano, poi in una casa privata di Lugano. È autrice di un diario scritto durante i due anni di permanenza in Svizzera che viene pubblicato in questi giorni in Ticino dalla casa editrice Abendstern di Ligornetto

- Giorgio Sacerdoti, professore di diritto internazionale, già presidente della Comunità ebraica di Milano e attuale presidente del Centro di documentazione ebraica contemporanea (CEDC) di Milano; nel 1943, bambino di pochi mesi, entrò in Svizzera clandestinamente tra le braccia della mamma; vennero accolti quali rifugiati razziali e passarono in Svizzera due anni fino al 1945.

- Adriano Bazzocco, storico svizzero, specialista del contrabbando e della politica d’asilo nei confronti degli ebrei alla frontiera sud della Svizzera durante la guerra; autore di diversi saggi e interventi. Autore in particolare di Accolti e respinti. Gli ebrei in fuga dall’Italia durante la Seconda guerra mondiale: nuove analisi e nuovi dati; AST Archivio storico Ticinese, nr. 170, pagg. 32-57, dicembre 2021, Casagrande). Bazzocco, che ha condotto in Svizzera e Italia approfondite ricerche d’archivio sull’arco di numerosi anni, propone nuove analisi e nuovi dati anche sulla base di documenti finora sconosciuti o mai adeguatamente studiati. La sua conclusione è che “al confine con l’Italia è stato respinto un numero di ebrei nettamente più basso rispetto a quanto stimato finora.” Secondo i calcoli, oggi possibili grazie a queste nuove fonti, l’85,6 % degli ebrei giunti alla frontiera svizzera in Ticino e Mesolcina dopo l’8 settembre 1943 venne accolto.

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