Nel 1962, Sean Connery, giovane attore fino a quel momento confinato a ruoli marginali, conosce un successo clamoroso con "Agente 007 - Licenza di uccidere", primo film di una saga destinata a diventare mitica. Infilato lo smoking dell'agente segreto James Bond, il ragazzo povero di Edimburgo diventa istantaneamente una star planetaria.
Adorato quanto i Beatles, incarnerà per un'intera generazione, il nuovo ideale maschile. Da allora, James Bond porterà a Sean Connery gloria e denaro, ma sarà anche un pesante fardello. Per molto tempo, l'attore cercherà di affrancarsi dall'immagine di macho violento, scegliendo ruoli più raffinati, verso i quali si sente più portato.
Privo di voce narrante, il documentario prende vita attraverso le testimonianze di attori e registi che hanno lavorato con lui, come Andy Garcia e Rob Brown. Ma anche grazie all'apporto dei suoi biografi Michael Feeney Callan, Christopher Bray e Lisa Funnell (quest'ultima ci propone un punto di vista molto femminile sull'agente Bond). Senza dimenticare l'affettuoso contributo di una persona, Murray Grigor, che lo ha conosciuto bene. Il montaggio incalzante di raro materiale d'archivio e spezzoni di film completa l'opera, offrendoci una visione d'insieme sull'eclettico percorso artistico del più scozzese dei mostri sacri di Hollywood.