Sono sbarcati in sordina, ma ormai li troviamo un po’ dappertutto: sugli scaffali dei supermercati, nelle carte dei ristoranti, nelle cantine dei produttori, nei negozi online: sono i vini dealcolizzati, ovvero vini tradizionali, ma… privati dell’alcol.
L’ultima novità del mercato? Non proprio, considerando che il sistema per “estrarre” l’alcol dal vino è stato messo a punto oltre un secolo fa. Ma se l’idea è vecchia, la tendenza a consumarli è modernissima, e a far sì che sempre più persone scelgano questi vini dealcolati sembra essere proprio la sete di… benessere: negli ultimi anni, infatti, le ricerche scientifiche hanno portato alla luce i danni dell’alcol, hanno confermato l’assenza di “dosi sicure”, hanno sottolineato i rischi correlati al bere alcolici. Non è un caso, insomma, che il consumo di vino tradizionale è in calo, in Svizzera e all’estero.
Ma, allora, l’arrivo sulle nostre tavole dei calici di vino dealcolizzato è solo positivo? …A guardare i prezzi, non viene sempre voglia di brindare. E anche un’occhiata alla lista degli ingredienti rivela qualche sorpresa. A proposito di etichette, poi: dicono tutta la verità sul tasso (non) alcolico di questi vini? Per scoprirlo, abbiamo fatto analizzare da un laboratorio nove vini dealcolati acquistati nella Svizzera italiana.
Ma il vero test è quello del gusto: davvero possiamo sostituire un calice di vino tradizionale con uno di vino dealcolato? Patti chiari ha fatto degustare rossi, bianchi e rosé senz’alcol a gente comune, appassionati e veri e propri esperti.
Il tutto, alla cieca naturalmente. Che cosa sarà emerso?