A cent’anni dalla nascita, il dossier curato da Lou Lepori rende omaggio a uno dei più grandi filosofi del Novecento, Gilles Deleuze: il suo maestro e amico Michel Foucault aveva infatti dichiarato già nel 1970 un giorno, forse, il nuovo secolo sarà deleuziano. A quarant’anni dalla morte, avvenuta nel 1995, appare singolare il destino di questo pensatore, raffinatissimo esegeta della tradizione filosofica occidentale, ma amato soprattutto da artisti e artiste, citato per le sue intuizioni e i suoi concetti innovativi (come il rizoma, i millepiani, la nomadologia: tutti termini che torneranno spesso nella nostra settimana), che ne fanno una sorta di artista del concetto, un filosofo-creatore in costante dialogo con tutte le arti (in particolare con il cinema e la letteratura), con la psichiatria e l’antropologia. Insomma, un filosofo pop che stende la sua ombra ben oltre le stanze dell’accademia.
Nel multiverso Deleuze c’è spazio anche per il cinema. Il filosofo francese ha dedicato al cinema due volumi, pubblicati rispettivamente nel 1983 e 1985: Cinema 1 e Cinema 2 – portano due sottotitoli molto deleuziani: L’immagine-movimento e L’immagine-tempo. Ne abbiamo parlato con Daniela Angelucci. Ordinaria di Estetica all’Università di Roma 3 che ha consacrato un saggio, pubblicato da Quodlibet nel 2012, sul rapporto Cinema-Deleuze.
Scopri la serie
https://www.rsi.ch/s/703908