È un incontro felice e fortunato, quello di Babilonia con la cantautrice fiorentina Letizia Fuochi, che oggi ci parla in particolare del suo lavoro più recente, “Inchiostro”. È una delle voci più sincere e intelligenti della scena toscana attuale, molto attenta alla qualità del testo e ricca di sfumature espressive diverse nel declinarlo in musica. Tre soli album, dall’esordio nel 2002 ad oggi, si spiegano così col meticoloso lavorìo sui testi, finemente cesellati e quindi efficaci nel riflettere l’anima poetica della sua vena espressiva. Prima di arrivare, dopo otto anni di lavoro vero e duro intorno alle tracce del disco, alla pubblicazione di "Inchiostro" con Materiali Sonori, Letizia Fuochi si è esercitata a lungo col teatro-canzone e ha avuto modo di penetrare e assimilare qualcosa dell’arte dei personaggi ai quali non a caso ha dedicato suoi spettacoli: Giorgio Gaber, il cui acuto spirito sensibilmente aleggia sulla cantautrice, che sfrutta con sapienza l’ironia, o meglio l’autoironia e la capacità di giocare con le parole, ma anche Ivan Graziani e Bertolt Brecht. Una raccolta di canzoni raffinata e intensa, che colpisce subito anche per la passione e il vissuto che si percepiscono e intravedono dietro il prodotto artistico, e che oggi andremo a scoprire insieme a lei.
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