Colpo di scena

Dino Campana - Quando mi rubarono il manoscritto

Originale radiofonico di Laura Di Corcia

  • Radiodrammi
  • LETTERATURA
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Originale radiofonico su Dino Campana, a cura di Laura Di Corcia

Con: Matteo Carassini, Anna Galante, Daniele Ornatelli, Augusto Di Bono, Mario Cei, Margherita Saltamacchia, Davide Garbolino, Moira Albertalli, Christian Poggioni, Rocco Schira, Diego Pitruzzella, Giuseppe Palasciano, Massimiliano Zampetti, Luca Maciacchini, Federico Caprara, Cristina Zamboni, Davide Casarin.
Presa del suono, sonorizzazione ed editing: Yuri Ruspini
Regia: Igor Horvat
Produzione: Francesca Giorzi

Riascolta qui le puntate

  • Dino Campana - Quando mi rubarono il manoscritto 1.a puntata

    Colpo di scena 15.06.2023, 13:30

  • Dino Campana - Quando mi rubarono il manoscritto 2.a puntata

    Colpo di scena 16.06.2023, 13:30

  • Dino Campana - Quando mi rubarono il manoscritto 3.a puntata

    Colpo di scena 19.06.2023, 13:30

  • Dino Campana - Quando mi rubarono il manoscritto 4.a puntata

    Colpo di scena 20.06.2023, 13:30

  • Dino Campana - Quando mi rubarono il manoscritto 5.a puntata

    Colpo di scena 21.06.2023, 13:30

  • Dino Campana - Quando mi rubarono il manoscritto 6.a puntata

    Colpo di scena 22.06.2023, 13:30

  • Dino Campana - Quando mi rubarono il manoscritto 7.a puntata

    Colpo di scena 23.06.2023, 13:30

Le narrazioni sulla figura di Dino Campana ruotano tendenzialmente attorno a due elementi: il tormentato rapporto d’amore (tossico, si direbbe oggi) con Sibilla Aleramo e la follia, con conseguente chiusura in manicomio. Ci sono però zone della biografia del poeta originario di Marradi meno indagate. Una di queste è la vicenda del primo manoscritto, Il più lungo giorno, una sorta di prima bozza di quello che poi diventerà un capolavoro indiscusso della poesia del Novecento, I canti orfici. Campana, il quale nutriva molta fiducia nelle sue potenzialità letterarie, lo portò di persona a Giovanni Papini, fondatore insieme a Ardengo Soffici della rivista Lacerba, che all’epoca rappresentava un punto di riferimento e un potere nell’ambiente letterario italiano. Con Giovanni Papini Campana, peraltro, aveva già intrattenuto uno scambio epistolare molto duro, con una missiva diventata una sorta di “j’accuse” verso il circolo fiorentino, con affondi diretti a lui stesso, Papini, a Govoni e a tutto l’ambiente (nel radiodramma la stessa verrà ripresa in un dialogo): gli eccessi, alla base di una personalità instabile, erano anche spia di un’insofferenza verso le logiche, non sempre cristalline, delle corporazioni letterarie. Il manoscritto, dopo averlo consegnato a Papini, e dopo che questi lo aveva portato a Soffici, sparisce in un trasloco di carte e libri. Campana, infuriato, riscrive i testi che comporranno I canti orfici, da più parti considerato un capolavoro. Ma non digerisce quell’ennesimo colpo basso alla sua dignità, che si inserisce in un più ampio calderone paranoico (ma non avulso dalla realtà) in cui finivano molte cose, fra cui l’essere additato come “il matto del villaggio” dai suoi compaesani a Marradi. L’idea di scrivere un radiodramma incentrato soprattutto, anche se non solo, su questo episodio mi è venuta in mente dopo aver letto e recensito per il Corriere del Ticino la biografia di Gianni Turchetta, “Vita oscura e luminosa di Dino Campana”, pubblicata per Bompiani nel marzo del 2020 (un’edizione aggiornata e ampliata rispetto alla biografia uscita negli anni 80 per la casa editrice Marcos y Marcos). A Gianni Turchetta, che ha lavorato in una direzione più sobria e meno favolistica rispetto al pur bello e denso romanzo sulla vita del poeta della Chimera scritto da Vassalli, devo i ringraziamenti per avermi accompagnata in questo viaggio di scoperta e difficoltà e per essersi prestato ad entrare come personaggio nel radiodramma, nell’ultima puntata che cerca gettare luce su quella sorta di giallo creato dalla sparizione e tardiva riapparizione del manoscritto. Devo ringraziare anche il regista Igor Horvat per il lavoro minuzioso sul testo e tutta la squadra di attori e attrici: insieme hanno dato corpo e voce a un’idea, ad un nuovo mondo, costruito a partire dai fantasmi miei e da quelli del poeta di Marradi, mescolati con quella particolare qualità con cui sanno mescolarsi sempre le cose invisibili.

Laura Di Corcia

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