"Atlante delle isole remote. 50 isole dove non sono mai stata e mai andrò". È questo il titolo ma anche il chiaro intento di Judith Schalansky: portarci a spasso per 50 isole, da Tristan da Cunha fino all'atollo di Clipperton, dall'Isola di Natale a quella di Pasqua, disseminate negli oceani di tutto il globo, e raccontarci delle storie. Una per ogni isola, storie misteriose e bizzarre che hanno l'acre sapore dei tempi andati. Edito in italiano da Bompiani qualche anno fa, l'Atlante delle isole remote è uno di quei libri evergreen che non passano mai di moda e, anzi, offrono sempre spunto per nuovi viaggi, siano essi fatti con il pensiero o con il corpo. Le isole remote, anche oggi che parliamo della quarta rivoluzione industriale, restano per noi quel luogo utopico di straordinaria e incontaminata bellezza nel quale rifuggire dalla realtà, lontani dalle brutture della vita, dai rumori e dall'inquinamento.
Ma, la letteratura ci insegna, e Judith Schalansky non fa eccezione, che le isole hanno una doppia natura, sono come un Giano Bifronte, hanno un volto divino e un volto mortale, sono il paradiso e anche l'inferno.
Judith Schalansky classe 1980 è nata a Greisfwald, in Germania. Dopo una Laurea in Storia dell’Arte e una in Design, lavora a Berlino come scrittrice e designer, cura una collana sulle scienze naturali per l'editore berlinese Matthes und Seitz e tiene corsi di tipografia.
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