Gaza
Il giardino di Albert

L’università sotto le macerie

Voci dalla Palestina

  • 27.09.2025
  • 28 min
  • Fabio Meliciani
  • Imago Images
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Trecentosessantacinque chilometri quadrati di terra, stretta tra il mare e i confini, oggi ridotti in gran parte a macerie. Gaza è il simbolo di una devastazione che non ha risparmiato nulla: case, ospedali, scuole, nemmeno le università, cancellate fisicamente dai bombardamenti insieme al futuro di quasi novantamila studenti e centinaia di docenti.

Eppure, in mezzo a tutto questo, c’è chi non si è arreso. Nei campi profughi, in spazi improvvisati, attraverso connessioni internet che vanno e vengono, ci sono stati ricercatori che hanno continuato a insegnare, a studiare, a raccogliere dati. È la scienza che si fa resistenza, la conoscenza che diventa un atto di dignità.

Ma c’è anche un’altra storia che merita di essere raccontata: quella del silenzio. Un silenzio che, come ricorda l’esperto di salute pubblica globale Roberto De Vogli dell’Università di Padova, non è neutralità ma complicità. È il silenzio selettivo di tante istituzioni accademiche e scientifiche internazionali, pronte a reagire altrove ma rimaste in gran parte mute davanti alla distruzione del sistema educativo di Gaza: oltre il 90% delle scuole colpite, diciannove università distrutte o gravemente danneggiate, più di 190 accademici uccisi.

Nel Giardino di Albert ascolteremo la sua voce e quella del fisico Mario Martone, del King’s College di Londra, fondatore di Scientists for Palestine, che da anni lavora per costruire ponti formativi al di là dei muri e delle barriere.

Un racconto che intreccia scienza e diritti umani, ricerca e memoria, silenzi e resistenze. Perché se a Gaza muore la conoscenza, muore un pezzo di futuro che appartiene a tutti noi.

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