In uno scenario europeo e mondiale dove i rapporti fra nazioni sembrano sempre più regolati da vere e proprie barricate identitarie, sciovinismi e tendenze belliciste, certi progetti musicali transculturali, da un lato acquistano un sapore tristemente “retro”, da un altro esprimono una sorta di benemerito rilancio umanitario. Già un titolo come “Ethio-Gnawa. Possible Worlds” lascia intendere la sua natura e il suo spirito. Si tratta di un gruppo nato da un’idea del pianista Fabrizio Puglisi, musicista dotatissimo e sottovalutato come succede di regola a chi si dedica più all’esplorazione che alla ricerca del successo. Con una lunga esperienza nell’ambito della musica afroamericana e dell’improvvisazione collettiva, confluita in anni recenti nella costituzione dell’Orchestra Creativa dell’Emilia Romagna, ultimamente Puglisi ha allargato il suo raggio d’azione con riletture e reinvenzioni di altri territori musicali e culturali, accomunati dalla loro radice africana: ad esempio la tradizione gnawa del Marocco con il trio Fawda, o la musica etiopica con l’Atse Tewodros Project della scrittrice e cantante Gabriella Ghermandi. “Ethio-Gnawa Possible Worlds” è per l’appunto l’esuberante collettore di queste diverse esperienze musicali. Pensato e costruito come interazione e fusione di queste tradizioni e di queste sonorità, il progetto ha fatto il suo debutto nei giorni scorsi al Teatro Comunale di Ferrara. Una performance complessa, a tratti travolgente, densa di interesse, di fascino e intrisa di tematiche drammaticamente attuali, anche se sicuramente bisognosa di maturazione e anche di scremature, per valorizzare al meglio le sue indubbie potenzialità. Sempre che, in una scena sempre più avara e insensibile all’inconsueto, gliene venga offerta la possibilità.