È difficile che, nella sua vita artistica, un pianista non si misuri in solitudine con il proprio strumento. La bellezza di tale singolar tenzone arriva – quasi sempre – forte al cuore (e al cervello) dell’ascoltatore, che apprezza le linee disegnate, le armonie costruite, le parole non dette, i silenzi e le pause ponderate. Da tale sfida, da tale amoroso rapporto, spesso viene fuori il meglio dell’artista.
Non si sono tirati indietro da tale cerimonia, da ultimo, Sun Hee You, Antonio Faraò e Adam Forkelid, che meritano una speciale menzione, visto che anche altri – recentemente – hanno generato opere solipsistiche, non sempre meritevoli d’attenzione.
Sun Hee You, dai natali coreani ma residente a Roma da tempo, è un vero e proprio talento della musica classica, con una particolare predisposizione anche per l’improvvisazione, che ha generato un bellissimo disco dal titolo Circle (pubblicato l’1 dicembre dalla Piano Classics) che mette insieme le musiche di Hyung-ki Joo e quelle di un inaspettato compositore di classica che risponde all’ingombrante nome di Billy Joel.
Antonio Faraò è musicista ben noto nel mondo del jazz internazionale, sia per le sue composizioni, tanto quanto per la inossidabile tecnica e la sua interpretazione impeccabile. Kind Of…, pubblicato dalla Notes Around Ag qualche mese fa, è il primo disco in piano solo del pianista italiano. Faraò declina il suo personale verbo e lo fa magnificamente, tra originals e standard eccellenti.
Da Stoccolma arriva il terzo autore, che porta con se bei doni, visto che Dreams, pubblicato il 24 ottobre di quest’anno dalla Prophone Records: un sogno di nome e di fatto quello tessuto da Adam Forkelid, distribuito in sette perle aggraziate dal suo amato Fazioli F278.
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